LAIC A ROLIN STON (oppure: Highway 61 revisited 2006).

Stavolta quelli del B.M.A.B.M. hanno fatto le cose in grande.
L'altro ieri mi chiamano al Comitato Centrale (la sigla B.M.A.B.M. sta per "Bad Manners Against Bad Music") e il Generale di Ferro mi affida questo caso: cazzo, la mia prima missione oltreoceano.
Non ci posso credere.
Poiché il nome è altisonante e il personaggio da beccare è uno di quelli "che conta", decidono di appiopparmi un "compagno di viaggio" che farà da garante del successo della missione americana.
Porca puttana, penso, 'sti stronzi non si fidano di me.
Tento di esplicitare il mio dissenso ma il Generale è di poche parole: "Sei nelle mani di EneaTheDevil, uno dei nostri uomini migliori."
"Avete il fuoco sotto il culo, generale?"
"Si tratta di una missione importante, Punny, forse la più importante intrapresa finora e saremo sotto il mirino di tutto il popolo di DeBaser e vi butteranno merda a destra e a manca, hai presente i rischi, Punny?!"
"Mi chiamo Punisher, generale"
"EneaTheDevil si occuperà della parte logistica e prettamente critica, tu Punisher farai il resto del lavoro... quello sporco"
"Le mie critiche vi stanno sul cazzo, generale?"

"Vai, Punny, finisci per bene il lavoro e non lasciare tracce."

Oggi, sto sfrecciando sulla Highway californiana in direzione Death Valley, sopra un fuoristradone Toyota in compagnia di questo strano individuo che mi hanno affibbiato per la missione.
Fumo boccate cancerogene dalla mia Marlboro mentre il tipo se ne sta da più di due ore in disparte a prendere appunti e ad ascoltarsi in cuffia l'ultimo lavoro originale di Bob Dylan, "Love And Theft" del 2001.
"Com'è?!", chiedo distrattamente per rompere il ghiaccio anche se le mie conclusioni le ho tirate da tempo.
E lui a bassa voce: "Imbarazzante. Non trovo parola che lo definisca meglio. Una sfilata di canzoncine da balera messe lì per strappare qualche applauso, una logora e assolutamente evitabile operazione commerciale fatta da chi crede evidentemente che la sola fama del proprio nome basti e avanzi ancora per anni. Se solo per un attimo tento di capire cosa può esserci al di là di un pezzo di questi, oltre la scontata esecuzione swing di un "Mississipi" o di un "Summer Days", non riesco a trovare nulla. Nulla. Ma soprattutto non riesco a trovare Dylan.".
"Cioè?!", dico coprendomi dal sole con un paio di Ray-Ban démodé.
"Dove sono finiti i tempi d'oro della protesta di "Freewheelin'", le introspezioni degli anni '70, il tormento religioso degli eighties. Bob ha sempre avuto qualcosa da dire, nel bene e nel male, ha sempre avuto un'idea, un sentimento. Adesso sento solo un'accozzaglia di pezzi senza forza, senza nerbo."

"Ah, ah", dico io ignorando tutto quello che mi sta dicendo.

Incurante di me continua il suo monologo: "...Non capisco perché persevera se sa benissimo che non ha più nulla da dire. Il rock tutto, nelle sue sfumature country, blues e folk, gli deve molto, se non tutto. Ma adesso basta. La musica popolare contemporanea vuole fare un tributo al Dylan di "Blowin' In The Wind", di "Maggie's Farm", di "Just Like A Woman", delle ballate che gli sono valse la celebrità, non ad un signore compassato che canticchia qualche bagattella da saloon. Lo so, sto dicendo una banalità, ma evidentemente a molti non è chiaro il concetto... ancora."
"Mh Mh", lo assecondo col minimo sforzo sindacale.

"E quella voce, quella "sua" voce.
Insopportabile.
Non sono un'esteta, me ne guardo bene dal dirlo, ma se un tempo quella sua voce tagliente e roca valorizzava i suoi testi sofferti, adesso, ancora più rauca e malandata, sembra il rantolo di chi non ha più nulla da dire. E se ha qualcosa da dire, non lo sa dire. Io "questo" Dylan non lo sopporto più..."

"Va beh, se lo dici tu..." e tronco questa sua recensione, effettivamente acuta e tagliente allo stesso tempo. Mi è venuto un cerchio alla testa. Ed ogni volta che mi viene vuol dire che il livello intellettuale è troppo alto per me. Diavolo di un Enea. E' bravino il tipo, penso.
Motivo in più per starmi sul cazzo.

Comunque la parte più difficile del lavoro è fatta... adesso sarà tutta in discesa. E' bastata una mezz'oretta per far fuori le guardie del corpo, prelevare il vecchio Bob dal palco del concerto di San Diego e chiuderlo ben bene nel bagagliaio. Queste RX300 potrebbero contenere perfino il cantante del Banco.

Io e questo Enea ci studiamo di continuo con la coda dell'occhio e molto probabilmente ci stiamo sui coglioni a vicenda, ma tant'è: un bravo punitore deve anche sapersi confrontare in maniera democratica e costruttiva coi colleghi. Anche quelli più bravi di lui. Mannaggia la troja.

Il cartello "National Park - California" ci appare all'improvviso e sono costretto a sterzare bruscamente a destra per imboccare l'uscita lampeggiante.
Arriviamo sulla sommità della Death Valley e inchiodiamo la macchina sollevando un polverone peggio delle pulizia di primavera di casa mia. Tira un vento bestiale che fa volare per tutta la valle i fogliettini di appunti presi dal mio compare. Apro il baule e tiro fuori Bob legato come un Citterio togliendogli l'adesivo dalla bocca con un colpo secco.
"Allora?! Qualcosa da aggiungere in tua difesa?"
Mi sputa parole di fuoco incomprensibili con quella voce acidula e sprezzante frutto di anni di gargarismi con acqua ragia e colazioni fugaci a base di chiodi e carta vetrata. Sputazza peggio di un lama incazzato internato in uno zoo metropolitano senza finestre, con quello sguardo di ghiaccio e in quel suo maledettissimo slang zeppo di "fak" e parole elastiche e amare come una Big Bubble masticata da un lebbroso sieropositivo.

Con la scusa che non capisco un cazzo di inglese, mi rivolgo al mio compare spilungone che dall'aspetto dovrebbe saperne più di me: "Ehi mortorio, vuoi dirgli ancora qualcosa?"
Enea si avvicina al mostro sacro ricciolone e lo scruta da vicino sollevando i suoi occhialini e piantandosi a gambe larghe a 20 cm di distanza.
Cosa cazzo avrà da guardare penso io, Dio solo lo sa.
Enea gli sussurra in perfetto americano: "Time passes slowly and fades away..." .
E' l'ultima cosa che ascolta il grande Bob Dylan. Il cantautore più citato del '900, il menestrello che ha forgiato la coscienza critica di più generazioni, e 'sti cazzi e questi altri.
A me basta una pacca sulla spalla.
Una sola, forte e decisa come quelle che si danno due vecchi amici dopo 20 anni che non si vedono e il cantante precipita dal burrone rimbalzando come la pallina impazzita di un flipper tra i vari macigni segna-punti.
Guardo sul bordo del dirupo e canticchio da solo "Like A Rolling Stone...".

Questo vento bastardo attutisce tutti i suoni: non un grido, non un tonfo, nemmeno un commento di Enea.
Il mio compare, zitto come un'ombra, si sistema gli occhialini tondi alla John Lennon arricciando il naso, si liscia i capelli con un pettinino tascabile e si rimette a sedere nell'RX strofinandosi le scarpe lucide come la pece.
"Siamo sicuri?", mi chiede, alzandosi il bavero del giaccone.
"Tu che dici: hai mai visto sopravvivere qualcuno da un volo di 300 metri? Se lo conosci mandamelo che lo registro alla Nasa e mi rivendo i diritti alla Mattel."
Non sorride, non dice un cazzo, Cristo, dicono che io sia senza cuore ma questo li batte tutti!

Riprendiamo il viaggio di ritorno. Accendo la radiolina del cruscotto e sento "...In diretta da San Diego un'intervista al menestrello Bob Dylan, direttamente dal backstage... Scusi signor Dylan, che effetto le fa vedere ancora tutta questa gente ai suoi concerti?"
Ci giriamo all'unisono io ed Enea con gli occhi fuori dalle orbite.
"Oh, well, it's great... I like it."
"Cazzo", dico, "è proprio lui! "Nessun altro rilascia interviste così strascicate e cazzone!"
Inchiodo alla grande e sterzo a 180° per tornare a valle.
"Porca troia", continuo a ripetere, "stai a vedere che..." e la lancetta sfiora i 180 km orari mentre Enea sta arpionato con le unghie alla seggiola in pelle umana del Toyotone.
Arriviamo ai piedi della valle e vediamo, dietro a un macigno, quel che resta del corpo sfasciato del cantautore ancora tiepido.
Mi avvicino, gli sollevo il braccio, gli sbottono il polso della camicia a quadrettoni e vedo sul polso quello che temevo.

Leggo un codice tatuato:
CLF14 / 61WRL / REVISITED 2006

Il numero di codice sta per California 14: cioè solo in California esistono 14 cloni di Bob Dylan che si dividono la piazza, mentre esistono ben 61 cloni in tutto il mondo (World appunto) che girano incessantemente - e contemporaneamente - nel famigerato "Neverending Tour". Questo clone inoltre è stato appena revisionato (2006).

Era da immaginarselo, perché nessuno ci aveva pensato prima?
Enea mi guarda col panico stampato in volto, ha capito tutto.
"E adesso?"
"Adesso ci restano altri 60 pezzi da eliminare... per le spese che facciamo: glielo dici tu al generale!?".

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