Il miglior album di Dylan da "John Wesley Harding", sette lunghi anni dopo.
Questo è un ottimo ritorno. Accompagnato dalla "Band" di Robbie Robertson e compagnia (sti cazzi!), Bob ritorna all'ispirazione dei tempi migliori, una voce convinta, delle melodie interessanti.

La Band che orchestra si fa sentire eccome, fin dal blues scanzonato di apertura, "On A Night Like This". Testo in linea con le ultime produzioni frivole, ma ben costruito.
Ma il ritorno in grande stile è il capolavoro "Going, Going, Gone", veramente una grande canzone. Diciamo che è la sintesi dell'evoluzione di Dylan, una "Don't Think Twice" invecchiata di dieci anni, amara e con la chitarra di Robertson che si dà da fare e trasmette il pathos giusto.
Stesso discorso per "Tough Mama", bella anche "Hazel", riproposte dal vivo di recente e parse molto convincenti.
Altro capolavoro la canzone dedicata al figlio Jakob (leader dei Wallflower, ma allora aveva pochi anni), la meravigliosa "Forever Young", e la durissima "Dirge", prologo inquietante dell'album che sta per arrivare e cronaca del trambusto interiore di Dylan in quegli anni: "I hate myself for loving you, and the weakness that it showed, you were just a painted face on a trip down to suicide road". Accompagnamento semplice, pianoforte di Dylan, accordi pieni, e Robertson che fa miracoli all'acustica, voce ispirata, grintosa. Un vero gioiello.
Le altre canzoni non sono all'altezza ma non rovinano l'atmosfera.
Una nota curiosa: ormai in sala di incisione, Dylan sostituisce la canzone "Nobody 'Cept You", pur bella, con "Wedding Song", scritta in quei giorni e incisa frettolosamente, con gli accordi che a volte vengono dimenticati o trasformati da maggiore a minore e un assolo di armonica da dimenticare. Il testo ha dei passaggi da incorniciare. Un'ottima canzone nata, come tante nel canzoniere di Zimmy, dal caso e dall'impulso. Per fortuna "Nobody ‘Cept You" venne ripescata nelle "Bootleg Series Vol 2". Avrebbe potuto prendere il posto di "Something There Is About You", mediocre. È l'inizio di una serie di scelte bizzarre nella tracklist dei dischi di Dylan, il cui culmine arriverà con "Infidels".

Un album ottimo: la resurrezione si è quasi compiuta, la fase di transizione ha trovato un indirizzo preciso e i risultati si sentono. Dylan è in tour con la Band e fa faville e ci si prepara per altri quattro anni sulla cresta dell'onda, fatti di grandi dischi e sempre sulla strada con l'ormai mitica tournée della "Rolling Thunder Revue".

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