"Cos’è questa merda?", disse la rivista "Rolling Stone", all'uscita di questo disco. C'era del vero, in quell'affermazione.
Dylan stesso ammetterà che "Self Portrait" è un album fatto per spiazzare i suoi fan che lo idolatravano. "Nashville Skyline" non era bastato. Perché allora, in questo album da poco, c'è del buono, e perché ci sono più session per questo album che per qualunque altro di Dylan?

"Self Portrait" è un mistero. Dylan usa sia la voce nasale da "Highway 61" sia la voce da crooner di "Nashville Skyline", su "The Boxer", di Paul Simon, le usa entrambe.
Un disco fatto per la maggior parte di cover, poco ispirato. Prima uscita ufficiale di "The Mighty Quinn", in una versione poco convincente, un altro paio di tracce non sono male. Il resto è a stento degno di nota, se non per l'oscena "In Search Of Little Sadie", l'insostenibile "Wigwam" e altro di veramente indegno, non è inascoltabile ma non è un buon album. È divertente, oppure ridicolo, scegliete voi. Basta citare questo post, su rec.music.dylan, il newsgroup: "Ho preso 'Self Portrait' stamattina. 11.99 dollari e 74 minuti della mia vita che non avrò mai indietro".

È un album difficile da recensire: attendo commenti, sperando che qualcuno abbia qualche ipotesi in merito a questo misterioso LP. Non mi fido del tutto del Dylan che disse che era un grosso kick in the ass a tutti i fan (come fidarsi di Dylan, ha detto pure che "Masters Of War" non era contro la guerra, tsè tsè).

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