Trentacinquesimo album per l'artista considerato il più influente del secolo scorso dalla critica ufficiale.

Addirittura l'Osservatore Romano si è scomodato per recensire questo disco.

L'album si presenta, a mio parere, malissimo. Con una copertina brutta davvero. Degna del peggior Dylan anni 80.

Dopo il vendutissimo Togheter Througt Life, Modern Times e Love and Theft, arriva questo Tempest che altro non è che l'ennesimo disco di standard Rock blues  senza variazioni e con arrangiamenti piatti. Oltretutto con canzoni di lunga durata. La canzone che da il titolo all'album dura 14 minuti e non possiede una minima  variazione nella musica. Così anche gli altri brani.

Quello che fa arrabbiare è che in questo (ennesimo) caso è che  il disco possiede un fascino davvero grande, i brani  (esclusi i soliti blues) sono di grande valore. I testi eccezionali. "Roll on John", brano che chiude il disco, è davvero una grande canzone. Il problema di Tempest a mio parere e nella sua produzione.

Se solo fosse stato affidato a Daniel Lanois (Time out of mind/ Oh Mercy, due capolavori) l'album sarebbe stato inarrivabile.

Ma Dylan si affida solo a Jack Frost e si sente (sapete chi è Jack Frost. E' Dylan stesso).

I fan di Dylan hanno gridato al capolavoro (come sempre).

Io credo che sia semplicemente un buon disco, simile a Planet Wawes e Steet Legal come qualità generale.

A proposito di Generale.

Bob in ROLL ON JOHN omaggia di sana pianta il brano di De Gregori prendendone il riff principale (okay, anche De Gregori prese WINTERLUDE e creò Buonanotte Fiorellino)

Il fatto è che, come accadde nel 2001 ricopiando tutti i testi dell'album da un poeta giapponese spacciandoli per propri, gli introiti li prende sempre e solo lui.

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