L'incontro di validi artisti a volte fa scattare qualcosa, scoccare la scintilla. È un meccanismo dai parametri sconosciuti, è improbabile, surreale, magica. Si chiama musica.
Uscito nel 73' "Catch A Fire" era qualcosa di nuovo, diverso, musica esplosiva che avrebbe spazzato via il mercato rock saturo di lustrini glam e noioso cantautorato. Con il loro roots ribelle e impegnato politicamente, i Wailers stavano dando vita, a loro insaputa, alla musica "socialmente consapevole", quella che dalla giamaica avrebbe portato molti artisti a cambiare le sorti del mondo, grido di protesta comune per il popolo. Dalle spesse coltri di ganja, arrivava un carismatico leader, pronto ad alzarsi per i propri diritti e a svegliare le menti in schiavitù, portando il reggae in giro per il globo.
Il risultato è un disco che sviluppa un suono maturo e un'importante sensibilità lirica. Brani di carattere ipnotico guidati da lavori di chitarra a corde super-progressive, variazioni Motown e sfumature "cowboy". Il ritmo reggae ha la capacità di dare la direzione alla musica dei Wailers, costretti a forzare i limiti del proprio suono. A differenza del rock, nel quale l'energia e la forza implacabile sono in primo piano, qui si è sedotti dal fascino della musica stessa, rapiti dal suono. Mentre Bob canta di "giungle d'asfalto", il denso e soporifero sound porta l'ascoltatore all'estasi musicale.
"Concrete jungle (la la-la!):
Man you got to do your (la la-la!) best. wo-ooh, yeah.
No chains around my feet,
But I'm not free, oh-ooh!"
Quelle giungle che ci tengono incatenati senza farci accorgere, facendoci pensare di essere liberi, quando non lo siamo mai stati.
"Stir It Up" scalda l'atmosfera portando ad accendere il fuoco dentro ognuno di noi, con ritmo passionale, mentre "400 years" ci accompagna nel sogno di libertà tanto agognato da Marley.
(Nella deluxe edition, pubblicata nel 2001 possiamo anche trovare i nastri registrati a Kingston, una vera bomba, solo ascoltandoli si capisce il potenziale del disco e degli artisti.)
"Catch A Fire" immortala dunque il momento più autentico e sincero di Marley & Co., quando il perfetto equilibrio tra forza comunicativa e talento, avrebbe messo il mondo ai loro piedi.
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