Unione. Commistione. Liberazione.

Detti così, queste tre parole sembrano i dettami per un nuovo credo. Non preoccupatevi, non sono un predicatore via web, uso solo questi termini per descrivere un evento. Già, perché i concerti di Bob Marley e degli Wailers non erano altro che questo. Un evento, una gioia, una liberazione, una mescolanza di musica e spiritualità. Chris Blackwell e la Island pensano bene di documentare tutto questo anche per chi non c'era e, a testimonianza, rilasciano nel 1975 "Live!", composto da pezzi provenienti da registrazioni effettuate al Lyceum Ballroom di Londra.

Il CD, musicalmente parlando, condensa in poco più di mezz'ora il meglio della produzione di Marley fino a quel momento: da "Trenchtown Rock" a "Get Up, Stand Up", passando per "Lively Up Yourself" (accolta con un boato dal pubblico presente), giungendo all'indimenticata "No Woman, No Cry" (qui nella sua versione più conosciuta). Ma, come detto, qui non bisogna analizzare il lato musicale di questo live (per altro ottimo, con il gruppo catturato in uno stato di pura "trance" per tutto il disco), ma l'indescrivibile forza e simbiosi che si scatena tra la band e il suo pubblico; Marley qui sembra tutto, meno che un cantante; sembra più che altro un incredibile trascinatore di folle, un portatore di un messaggio da ascoltare e riascoltare. E si sente che il pubblico presente, tramite la musica, il divertimento e la commozione che questa suscita, lo colga, lo afferri e lo faccia proprio. Un disco che in realtà potrebbe essere un' orazione, un discorso di una figura carismatica ad una folla ora divertita, ora sbigottita. Che ci sia il Reggae di mezzo, poco importa.

Esempio lampante di come la musica sia solo un mezzo, e non il fine ultimo da raggiungere, questo "Live!" va a fotografare perfettamente l'idea di concerto di Marley. In quelle sere, Bob aveva in pugno il suo pubblico: l'aveva perso per mano e gli aveva sbattuto in faccia la realtà raccontata nelle sue canzoni. E chi c'era l'ha capito e si è fatto condurre dagli Wailers fino all'urlo finale di "Get Up, Stand Up", cantato ad una voce dai bianchi londinesi e dai neri giamaicani presenti al concerto. 30 anni dopo quell'urlo lo sentiamo intenso come non mai.

Gli Wailers avevano conquistato, per una notte, la capitale di Babilonia.

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