Il 3 dicembre 1976 Robert Nesta Marley viene ferito di striscio al petto e al braccio in un attentato. Due giorni dopo mostra le ferite al pubblico del National Hero Park di Kingston, poi parte per le Bahamas e infine per gli Islands Studio di Londra. E' il gennaio 1977, Sex Pistols e Clash compongono la colonna sonora che incuriosisce Marley e il produttore Lee Perry. Nel novembre di quell'anno uscirà il singolo "Punky Reggae Party", ma prima, entro l'estate, le inquietudini del musicista giamaicano saranno confluite in "Exodus", quinto album in studio degli Wailers.

Nel 1984 esce "Legend", raccolta postuma dei più grandi successi di Bob Marley & The Wailers. Ben cinque tracce provengono dalle dieci di "Exodus" e vengono definitivamente consegnate alla leggenda.

"Exodus" è il disco di sei professionisti (tra cui il nuovo chitarrista Julian "Junior" Marvin), buoni musicisti ed eccellenti arrangiatori, capaci di confezionare un disco limpido e ballabile nonostante le ferite, soprattutto psicologiche, del leader. Ma la musica comincia ad essere prevedibile; i lampi di genio ci sono ("Jamming", "Heathen" e soprattutto la title-track), ciononostante prevalgono la costruzione maniacale dei pezzi e il mestiere sulla spontaneità delle tematiche, anche e principalmente quando Marley si accompagna al lato più tenero della sua personalità ("Turn Your Lights Down Low", "Three Little Birds"). L'album chiude con "One Love/People Get Ready", canzone manifesto; "One Love", in gergo Rasta, è espressione di unità.

Il disco consacra Marley come rockstar e la componente sociale e politica, in un periodo di sangue per la Jamaica, rimane velata. L'equilibrio tra potenza di suono e sincera militanza arriverà solo con "Survival" (1979), penultimo album in studio della band; in questo senso, almeno gli otto, ossessivi minuti di "Exodus", cuore del disco omonimo, avevano già anticipato molto.

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