Boduf Songs altro non è che l'alter ego musicale di Matthew Sweet, da Southampton. Se non avete la minima idea di chi sia non c'è da sorprendersi, le notizie che circolano su di lui sono veramente poche. Per esempio in rete: niente pagina myspace, pochissime foto che lo ritraggono e un sito avaro di informazioni in cui il colore dominante è il nero. Insomma pare sia uno che non ama particolarmente le luci della ribalta.
Come è giusto che sia rimane la musica, splendida, contenuta in questo "How Shadows Chase The Balance", il suo terzo disco. Un disco registrato di notte, nella solitudine di una casa isolata nella fredda campagna inglese. Un disco in cui lo stretto rapporto con la natura svolge un ruolo fondamentale (un po' come per Bon Iver, ma in un contesto ancora più orientato al minimalismo). Un disco fatto di pochissimo, ma che trasmette tantissimo, dove l'apparente povertà dei mezzi diventa il valore aggiunto. Certo non un disco di canzonette, si sarà capito. Mat invece di cantare sussurra, e quando arpeggia sembra quasi appena sfiorare la sua chitarra acustica. Ogni tanto è accompagnato da una batteria scarna che sembra provenire dalla stanza a fianco e in una canzone salta fuori un banjo. Nient'altro. Rumori di fondo. Drones. Lo scivolare delle dita sulle corde. Melodie essenziali ma mai banali.
Un ascolto che con la necessaria predisposizione diventa esperienza di un'intensità disarmante. Qualcosa a metà tra l'isolazionismo di Steve von Till, gli arpeggi di Nick Drake e qualcosa dell'Elliott Smith più pacato. Ho trovato il mio disco per l'inverno.
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