Tutti noi sappiamo che la Matador farebbe uscire un disco di registrazioni di silk-épil, varie marche, se i silk-épil se li passasse Kim Gordon sotto le ascelle intervallando con piccoli gemiti.
Poi ce lo venderebbe a dieci centesimi al grammo che fa diciotto dollari, e insomma i dischi al chilo non costano mica tanto, anzi costano mediamente un centesimo rispetto al fumo infimo della Goodyear che compriamo a morsi in piazzetta. Se il mercato fosse regolato da leggi e proporzioni sul valore effettivo delle cose, la musica farebbe schifo proprio. Poi a volte la musica fa schifo proprio e comunque il discorso non era no-droga-compra-dischi, piuttosto: amic, non lamentiamoci che i dischi costano tanto. Non è vero. Lo zafferano costa tanto, la musica poco o nulla, il fumo davvero troppo.
Ma l’uscita del ragionamento è che nel mercato della musica il prezzo non è proporzionato alla qualità del prodotto, mentre lo è nel mercato del fumo: se vuoi comprare cose buone da ascoltare, paghi uguale o meno che per ascoltare merda; se vuoi fumare cose buone, le paghi più, anche tanto più, di quella merdagomma.
Ma allora frate’, vuol dire che la musica è meglio del fumo! No. Vuol dire che il mercato della musica è assurdo. Ma è anche un’oasi socialista.
Per esempio il mio amico Scanzy, che è un mio compagno dell’università a cui piace molto Andrea Scanzi, dice che il fenomeno di accresciuta accessibilità alla musica, per parte di chi la produce, ha generato una sorta di svalutazione, perdita di credibilità, perdita d’interesse da parte del pubblico. Ve lo riferisco molto meglio di come me l’ha spiegato lui, come quando i giornalisti sportivi riportano le interviste a Totti in forma scritta e gli fanno dire cose tipo “accresciuta”, “una sorta di” e “allo stato attuale”.
Dice che, allo stato attuale, è impossibile che gli artisti abbiano l’autorevolezza, la rilevanza anche sociale, l’iconicità e la propulsione creativa che avevano negli anni Sessanta/Settanta, quando tutto era meglio.
Scusa, amico Scanzy, se ti ho risposto ruttando che non si può storicizzare il presente. In realtà sulla svalutazione avevi pure ragione, e il mercato ce lo dimostra. Ma se lo vedi come un fatto negativo, vieni fuori come un reazionario piccolo piccolo. Continua così che forse anche tu, un giorno, il blog sul Fatto Quotidiano.
La musica è svalutata e noi comunque continueremo a prenderci tutta la roba Matador perché sai, la fase Sonic Youth; ma magari anche fosse solo per quella specie di machismo ironico musicalmente informato che va di moda ora, tipo il sogno della mia vita è un pompino da Kim Gordon, che è un atteggiamento che funziona sempre perché vieni fuori colto, maschio e con lo stile di chi prende le distanze dai pipponi critici sulla musica e approccia tutto con profilo basso, amabilmente sornione, nazionalpopolarmente ammiccante.
Continueremo a prenderci addirittura questi dischi insensati da tre pezzi free-form registrati dal vivo, con le chitarre distorte, i feedback, i giochini col jack che va dentro e fuori, un’armonica a caso, Kim Gordon che a caso vocalizza.
Soprattutto continueremo a prenderli perché li paghiamo poco o un cazzo e a volte capita che siano merda, ma può capitare che siano molto buoni. Mica come per il fumo.
Buoni o merda, li ascolteremo comunque mentre laviamo i piatti, impareremo cose, andremo a sentire i concerti che tra sopra e sotto il palco saremo venti persone tutte uguali. E se nessuno di noi avrà la faccia spalmata sul muro con lo stencil, o l’Accademia di Svezia non ci darà il premio o cose così, beh vabbè.
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