Gli americani Body Void giungono al quarto album più numerosi split con altre band ed EP e lo fanno con questo full lenght dal titolo programmatico “Atrocity Machine”del 2023. I Nostri suonano una sorta di Sludge Doom Metal lentissimo e cupo innervato da forti dosi di noise ed elettronica e da un cantato Black Metal, una proposta dunque per pochi coraggiosi.
Si parte con “Microwave” una intro elettronica di 28 secondi dal sapore noise per poi prendere la forma e le spire di uno Sludge pachidermico e corrosivo che rimane sempre su coordinate ossessive e lancinanti (“Human Greenhouse” e “Flesh Market”). “Cop Show” è un brano lacerante nella sua corrosività, 8 minuti e mezzo dove un riff magmatico e grandguignolesco si innesta per tutta la sua durata con i contrappunti del cantato in screaming che a tratti risulta snervante per la sua pesantezza.
“Divine Violence” inizia in blast beat per poi rallentare e offrirci 10 minuti di puro e insano nichilismo sonoro in questo molto simili ai giganteschi Khanate di James Plotkin. Qui tutto è rallentato, monocorde e si viene inghiottiti dalle sabbie mobili di un doom metal dove i sogni diventano incubi notturni raggelanti. Come termine di paragone possono venire in mente anche gli estremismi sonori dei lugubri Primitive Man con quella loro fossilizzazione nello scavare nello sporco, nel pattume e nel marcio lasciando rantolanti a terra i poveri ascoltatori che si avvicinano a tale materiale sonoro. La title-track “Atrocity Machine” dura anch’essa 10 minuti e l’assordare delle chitarre di matrice sludge-noise non si limita anzi esplode ancor di più quando la miccia è ormai al termine e tutto diventa rimbombo e frastuono fastidioso e urticante. La cantilena black metal continua a stordirci con quelle sue vocals maledette che sembrano provenire dalle più profonde viscere della Terra. Tutto è sconquasso e devastazione. Morte.
I tre del Vermont insieme ai Primitive Man si confermano al loro quarto album una delle vette più alte che il doom metal estremo abbia mai raggiunto. Questo “Atrocity Machine” è un residuato bellico da ascoltare in cuffia al buio d’inverno con le finestre spalancate per veder sbucare fuori dal vostro armadio i demoni della mente che questa musica genera nel suo incedere pachidermico e malsano, finchè i vostri incubi diverranno una paurosa realtà.
Capolavoro straziante.
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