L’indie italiano non è mai esistito… o quasi.

Correva l’anno 2002 ed anche in Inghilterra la situazione non era esaltante. Negli Stati Uniti (forse) andava un poco meglio, ma nemmeno lì c’era da strapparsi i capelli, anche perché i Dandy Warhols erano già in fase calante (molto calante) e di Black Rebel Motorcycle Club non ce n’erano in giro tantissimi. Ma tant’è.

L’indie italiano, dicevamo, una cosa che per tutti i 90 è stato un vero e proprio miraggio, certo tantissimi gruppi validi, se non eccezionali, ma in altri ambiti musicali, in altri territori… solamente gli ultimi vagiti de Gli Sciacalli avevano recepito le istanze, se volete più del Brit-Pop in senso stretto, che dell’indie in generale, ma niente, nada, niet… nothing. Qui da noi esterofili di nascita non ce ne siamo nemmeno accorti. Quindi dalle ceneri de Gli Sciacalli, il superstite Scanna, dopo una breve parentesi con i Montefiori Cocktail ed i Vip 200 si imbarca in questo nuovo progetto… Bohemians.

Il nome la dice lunga, lunghissima, da dove arriva, ma il contenuto di questo primo (ed unico, sigh) album è veramente un compendio di come avrebbe dovuto suonare un disco indie all’inizio del nuovo millennio… soprattutto nel bel paese. Il vecchio ed il nuovo si fondono, qui, perfettamente, per cui a tratti vi sembrerà di ascoltare un’inedito di Jesus & Mary Chain, di Kula Shaker, di Oasis o dei già citati Dandy Warhols, ma con la freschezza e l’intensità di lavori che in Terra d’Albione erano ancora in fase embrionale (Arctic Monkeys e Jet su tutti).

Non vi resta che cercarlo (non sarà impresa facile)… io dal mio canto provo ad incuriosirvi inserendo pochi secondi di “Hey Girl” che apre il disco… poi fate voi.

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