Muoversi nel vasto e camaleontico panorama della musica elettronica non è facile, soprattutto per la natura liberale del genere stesso. Reinventare strumenti e sonorità è quindi all'ordine del giorno, ma se cercavate l'anello di congiunzione fra melodie e suoni metallici, Fyuti di Bola è ciò che fa al caso vostro. Nonostante non ci sia l'ombra di uno strumento "classico", il lavoro di Mr. Darrell Fitton è denso di sentimento e passione, che si traducono in un album dalle molte facce.

Simile alla colonna sonora di un film, Fyuti si scompone in momenti ben distinti, che saltano con facilità estrema dal freddo più gelido ad un calore quasi spiazzante. Le prime due tracce sembrano la divisione di un unico discorso e, lasciate in play, si fondono alla perfezione fra loro per poi introdurre il pezzo più geniale e originale di tutto l'album: "Pae Paoe" che merita un plauso per l'effetto sulla voce e la sua metrica. Il resto dell'album culla alla perfezione senza alterare troppo le sonorità, rendendo il lavoro omogeneo, coerente e con un'idea di base ben chiara in mente. Stupefacente il brano di chiusura dell'album: semplice, denso e davvero azzeccato.

Sono molti i nomi che vengono in mente ascoltando Bola, da Autechre ai Boards of Canada, dai pezzi più melodici di Aphex Twin sino ad arrivare al minimalismo di Alva Noto, ma il ragazzo di Manchester ha un carattere proprio ed uno stile ben riconoscibile. In realtà nessuna pezzo in tutto l'album fa storcere il naso, ma va detto che la ripetitività delle melodie centrali può dar fastidio a chi cerca variazioni in scala o non è abituato a strutture quasi autistiche. Complimenti inoltre all'equalizzazione: praticamente perfetta nonostante linee di basso pesanti e suoni saturi. Fra tutta la discografia di Bola, Fyuti (2001) è il lavoro più digeribile, dedicato sia a chi ama l'elettronica più pesante sia a chi si avvicina a queste sonorità.

Il voto più giusto sarebbe tre e mezzo ma, a seconda del vostro stato emotivo all'ascolto, si può arrivare tranquillamente al quattro.

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