Tra i tanti gruppi death che avrebbero sicuramente meritato maggior successo, come non citare gli inglesi Bolt Thrower? Questi cinque ragazzi di Coventry (in realtà quattro ometti e una donzella), come tanti colleghi d’oltremanica, esordirono sul finire degli anni ’80 mostrando un sound influenzato dal grind degli amici Napalm Death. La storia poi ci insegna che il loro death/grind primordiale si trasformò in death metal puro (come avvenne, più o meno, per Carcass, Napalm Death e Benediction).
Nel 1991 il gruppo diede alle stampe il leggendario "War Master", ad oggi ritenuto il loro capolavoro nonché uno dei punti più alti raggiunti dal death metal a livello mondiale, seguito, nel ’92, da "The IVth Crusade". A mio avviso ci troviamo in presenza di un album migliore rispetto al predecessore: migliore nel sound, più rotondo e pieno rispetto a quello già roboante di "War Master"; migliore anche nella tecnica dei musicisti, con riff di chitarra più “ponderati” e dal gusto doom, mentre il batterista, nonostante faccia uso di groove elementari, calza a pennello con l’atmosfera dell’album, lenta e cupa, dall’incedere inesorabile caratteristico dei Bolt Thrower. Non da ultimo il vocalist Karl Willets, che col suo growl rauco e basso conferisce solennità all’opera. Notevoli sono i testi, as usual incentrati sulla guerra, ma stavolta non si tratta di “poteri sconosciuti rilasciati sull’umanità”, questa volta la battaglia è reale ed è registrata nei libri di storia: il tema è quello delle crociate.
La title-track è quanto basta per comprendere la direzione intrapresa lungo quest’album: riff oscuri si alternano a classiche sfuriate a tutta birra, e così sia per 53 minuti durante i quali troviamo rimandi a "War Master" ("Cenotaph" e "Embers" vi dicono niente?) ma anche pezzi dove spunta una potenza trascinante ("Where Next to Conquer") o una solennità inaspettata ("As the World Burns") e non manca spazio per una riflessione sugli orrori della guerra ("Through the Ages").
Ad avvalorare questa maturazione stilistica anche l’abbandono dell’artwork targato Games Workshop a favore di un’opera di Eugène Delacroix. Tutto sommato un bel disco di death metal senza tanti compromessi: consigliato agli amanti dei Bolt Thrower e a chi è alla ricerca di qualcosa di diverso dal solito.
P.S.: se vi procurate la ristampa trovate anche le ottime “Crown of Life” e “Lament” come bonus track ;-).
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