Un disco con un'aurea magica.
Ecco cosa è "For Emma, Forever Ago" di Bon Iver (storpiatura del francese "buon inverno"), pseudonimo dietro il quale si cela il giovane songwriter statunitense Justin Vernon. E pensare che una delle migliori produzioni di cantautorato folk degli ultimi anni poteva rimanere sconosciuta se la JagJaguwar, etichetta tra gli altri di Richard Youngs, non si fosse presa la briga di stamparlo e distribuirlo ufficialmente nel 2007.
Prima di allora il disco infatti era uscito come auto-produzione e aveva viaggiato solo nei circuiti underground e universitari statunitensi.
Il disco in questione, come parzialmente detto, ha una genesi e una storia molto particolari. L'autore infatti l'ha interamente concepito in quattro mesi di completo isolamento in una vecchia fattoria di famiglia, al termine di una relazione sentimentale e successivamente allo scioglimento del suo gruppo, i Deyarmond Edison.
Nel freddo, nella solitudine e nel silenzio dei boschi del Winsconsin, con unici compagni di ventura una chitarra acustica, un registratore, la neve da spalare e dei bastoncini di carne di cervo da riscaldare al microonde, Justin si confronta con i propri demoni, le proprie insicurezze, i dubbi e le proprie paure.
Ne esce fuori un disco essenziale, scarno e minimalista, poco spazio agli arrangiamenti, ma di rara bellezza ed intensità.
Un disco folk senza tempo, sospeso, che fa rivenire alla mente i grandi songwriters degli anni '60 e '70, su tutti il Neil Young più bucolico (il tono di voce e il falsetto di Vernon lo ricorda incredibilmente), Tim Buckley e Nick Drake, ma anche Will Oldham e Iron & Wine, per rimanere ai giorni nostri.
Sul disco, dove il flebile falsetto di Vernon si staglia sulle calde e avvolgenti melodie della sua chitarra, regna un'atmosfera eterea, agrodolce, di spleen, di nostalgia, di malinconia, ma anche di grande ottimismo e di fiducia nel futuro. Il disco si lascia ascoltare dall'inizio alla fine tutto d'un fiato, quasi un concept (passatemi il termine).
Anche se su tutte le tracce mi sento di segnalare con una particolare menzione, l'incalzante e sincopata "Lump Sum", con un intro spettrale con cori che ricordano canti gregoriani, la struggente "Skinny Love" (guardate il video dell'esibizione al Jools Holland Show su youtube), "For Emma", ancora puro Young rurale e in ultimo "re:Stacks", 6.14 minuti di sorprendente dolcezza che chiudono degnamente "il buon inverno" di Justin.
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