Con questo album, i Bon jovi hanno toccato il fondo della loro carriera musicale. Non certo quella quella degli incassi e del successo. Anno 2000, per i Bon Jovi 5 anni di silenzio (per fare un disco così potevano aspettare anche un altro po'), anche se ognuno di loro (escluso Tico Torres) ha lavorato in progetti solisti. Così nasce "Crush", un album di 12 tracce, più due bonus track. Lo stile e i tempi dei precedenti lavori sono acqua passata, vanno per i 40 ma sembrano più giovani (...).
L'album è solare e molto leggerino, niente di impegnativo. Proprio per questo si nota un certo scadimento a livello compositivo, sia musicale, sia (sopratutto) di testi. Molte canzoni sono decisamente inutili, addirittura simili tra loro. Se ce ne fossero state almeno un paio meno, l'impressione sarebbe già stata diversa. Nonostante questo l'album ottiene un successo mondiale, grazie soprattutto al singolo "It's my life", energico e trascinante, che si piazza in vetta alle classifiche di mezzo mondo. Escono poi i singoli "Say it isn't so" (roba già risentita) e "Thank you for loving me" (classica ballad alla Bon jovi) che ottengono comunque un buon successo, anche se non paragonabile a It's my life.
Cosa salvare di questo album? Poco... Ad esempio "It's my life", che non è niente di eccezionale ma a confronto delle altre svetta e non poco. Poi l'infinito assolo di Richie Sambora in "Next 100 years", la simpatica "Just Older" (testo raccapricciante) e "One wild night", che a me personalmente piace parecchio. Sembra l'unica cosa un po' più seria di questo album. Questa canzone uscirà poi nell'album live dell'anno seguente ("One wild night live 1985-2001") in una versione molto più adatta alle discoteche.
Un consiglio? Non comprate quest'album ovviamente. Nemmeno quelli dopo..... Quelli prima? Beh, quelli sono un'altra cosa!
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