"Tonight I swear I’d sell my soul to be a hero for you" recita il pre-chorus di "Superman Tonight", quarta traccia del disco. L'idea che traspare dopo aver ascoltato "The Circle" (2010) però è che Jon Bon Jovi, più che l'anima, ci sta vendendo un po' di spazzatura.
Il nuovo disco della band viene lanciato dalla poco convincente "We Weren't Born To Follow" che, oltre ad essere alquanto banale, ha anche la pecca di non avere quell'appeal di cui era invece carico la fortunata "Have A Nice Day", singolone di punta estratto dall'album dello stesso titolo che era riuscito nell'impresa di rastrellare qua e là anche qualche nuovo fan. Non è, però, il caso di "We Weren't Born To Follow", la cui performance commerciale è a dir poco risibile (e viene da dire "meno male!").
Se insomma già dai tempi di "It's My Life" i Bon Jovi più che vendere l'anima stavano proponendo qualche canzonetta di scarsa qualità giusto per stare in cima alle classifiche, "The Circle" non può essere visto in altra maniera se non un tentativo di continuare imperterriti su questa strada. Se facciamo un sacrificio salvando qualche traccia come il secondo singolo "Superman Tonight", non possiamo che bocciare tutto il resto. Tutto il disco è costruito su giri di chitarra addolciti ad arte in studio, per non parlare della voce del nostro Jon, innocua e fin troppo orecchiabile. Le traccie sono, per la maggior parte, mediocri ed insipide ("Work For The Working Man", "Brokenpromiseland") e, anche ascoltando bene, per dirla metaforicamente, è ben poco l'oro che resta sopra il setaccio.
Arriviamo poi al capolavoro di bruttezza in assoluto che, a mio avviso, è senza dubbio "Fast Cars". "We are fast cars" dice Jon Bon Jovi nel ritornello, con la voce di uno uscito da X-Factor o Amici che sta cantando una delle solite canzonette pop per casalinghe di sessant'anni. Anche dal punto di vista del testo questa "Fast Cars" è imbarazzante, per non parlare della base strumentale.
Ma il gruppo non ci fa mancare nulla: il disco si conlude con una super ballatona tranquillissima, altra opera d'arte regalataci; si tratta di un capolavoro di frasi fatte e massime "pop" su di una base strumentale in linea col resto del prodotto. "You've got to learn to love the world you're living in" ci apostrofa Jon Bon Jovi alla fine di ogni ritornello, e meno male che c'è lui a dircelo!
D'altronde è sufficiente guardare la track-list per capire immediatamente che ci troviamo di fronte ad un disco che vuole indicarci quali siano i retti comportamenti da tenere; i titoli sono un random di massime per correggere la nostra morale ("We Weren't Born To Follow", "Live Before You Die", "Love's The Only Rule", "Learn To Love",...).
E allora, che cosa aspettiamo? Corriamo al negozio di dischi più vicino per imparare dai Bon Jovi i quali, oltre ad essere rispettabilissimi filosofi, ci regalano momenti indimenticabili di musica. (4/10)
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