Janis Joplin aveva la voce roca, graffiante. Era la fine degli anni '60 e le leggende dicevano che erano stati l'abuso di fumo, alcool e droga a renderla tale.
Bonnie Tyler ha la voce roca, graffiante. Ma le leggende che l'accompagnano agli albori degli anni '80 sono un po' diverse... Si racconta che la giovane inglese Gaynor Hopkins, prima ancora di rendersi conto che per sfondare ci sarebbe stato decisamente bisogno di un nome nuovo, se ne stesse in ospedale dopo un'operazione alle corde vocali. Aveva, com'è facile immaginarsi, il divieto assoluto di parlare. Ma come si può stare zitti quando ti propinano una ciotola di fragole senza panna! Gaynor urlò e quell'urlo fu la sua benedizione...
La differenza che passa tra questi due racconti è direttamente proporzionale a quella tra le due epoche in cui sono ambientati.
Quando viene pubblicato "Faster Than The Speed Of Night" ci troviamo infatti nel pieno della nuova ondata che sconvolse la musica dopo gli anni '70. E' il 1983, e il terzo fortunatissimo album in studio di Bonnie Tyler può essere considerato uno dei migliori esempi delle mode musicali del momento.
Nasce infatti una musica leggera, di facile ascolto e senza pretese. Nelle discoteche di tutto il mondo non si balla più sulle note delle grandi orchestre disco fatte di ottoni e percussioni strabordanti. La nuova musica è elettronica e per fare successo è necessario vestirsi come extraterrestri in libera uscita.
Sarebbe inutile riaprire i dibattiti riguardanti il cambiamento... Quindi cerchiamo di non notare il cespuglio di peli cotonati che questa donna portava in testa e concentriamoci sul contenuto del disco, frutto del sodalizio con l'abile produttore Jim Steinman (lo stesso che riporterà Bonnie in testa alle classifiche di tutto il mondo l'anno successivo con la celebre "Holding Out For A Hero").
L'album si apre con la rilettura di "Have You Ever Seen The Rain?" dei Creedence Clearwater Revival. La batteria elettronica, le chitarre elettriche e la potente interpretazione appaiono come un'ottima dichiarazione d'intenti. La differenza con l'originale è abissale; il classico di John Fogerty e soci viene stravolto in una power-ballad da stadio perfettamente in bilico tra rock e pop, come tante se ne sentiranno negli anni seguenti.
Il pezzo successivo, quello scelto per dare il titolo all'intera opera, è la prima delle due tracce firmate da Steinman. "Faster Than The Speed Of Night" non cambia genere, ma amplifica in modo eccezionale gli spunti di partenza, grazie agli elaborati arrangiamenti e alla strepitosa prova dei musicisti. Un brano di enorme impatto energetico, da ascoltare tassativamente ad altissimo volume.
Massimo dei voti anche per la successiva "Getting So Exciting", sensuale e riuscitissimo pezzo soft-dance frutto di un accuratissimo lavoro di produzione.
La canzone immortale del disco è "Total Eclipse Of The Heart", dalla penna di Steinman, destinata a rimanere uno dei lenti più famosi della decade. Di nuovo stupiscono la cura dell'arrangiamento e la potenza dell'impatto emotivo, tra i cori sospesi delle strofe e l'apertura dei refrain.
Dopo il divertente disco-reggea di "It's A Jungle Out There" inizia però una fase calante. L'album ripiega su un rock FM di facile presa e poco originale ("Goin' Through The Motion", "Tears", "Take Me Back"), anche se supportato dall'interpretazione, sempre eccezionale.
"Straight From The Heart", intensa ballata di Bryan Adams, riesce comunque a chiudere degnamente l'opera.
"Faster Than The Speed Of Night" è un disco di musica alla moda e sicuramente sente il peso degli anni, ma una volta capito questo lo si può apprezzare come espressione di un'epoca, oltre che per gli indubbi talenti che vi hanno lavorato.
Il successo di Bonnie Tyler, com'è facile da capire, terminò di botto dopo pochissimi anni (basti pensare che incise senza creare alcun clamore "Save Up All Your Tears" e "The Best" prima che diventassero due hit mondiali ad opera rispettivamente di Cher e Tina Turner).
A lei il sapersi accontentare di essere rimasta, nel bene e nel male, uno dei simboli di un fenomeno musicale, forse non il più glorioso, ma di certo uno dei più brillanti quanto a varietà e spensieratezza.
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