Dalla rispettata scuderia Ninja Tune spicca sicuramente il talentuoso dj britannico Simon Green, meglio noto come Bonobo, ormai in possesso di un background-fama di un certo rilievo, anche (e non solo) per merito delle prestigiose collaborazioni che lo hanno visto affiancarsi ai più rinomati guru dell'elettronica, Coldcut, ed Amon Tobin tra gli altri. Molti sono i lavori interessanti del buon Simon, ma tra i tanti album, ep e dj mix prodotti, merita uno zoom il debutto "Animal Magic", concepito nel 2000 (appena diciottenne), pubblicato dapprima per la Tru Thoughts, in seguito (2001) riedito sulla gloriosa label di Matt & Jonathan.
"Animal magic" è un surrogato, quasi un anteprima, di quello che diverrà poi il consolidato e personalissimo Bonobostyle, che tanto gli renderà in termini critica. Dimenticatevi finezza da salotto alla K&D, trip hop front-female-vocal, e pad rilassanti di certa lounge-music. Bonobo col suo "abstract-trip-hip-hop-lounge-downtempo-future-jazz" saprà stupirvi, miscelando questo e tanto altro ancora saprà farvi viaggiare con motivi eleganti, quanto esaltare con beat di indiscussa potenza! L'inglesino rientra quindi in quella rispettabile cerchia di musicisti estremamente versatili che crea prodotti altrettanto vari, e difficilmente catalogabili, talmente tanti sono i rimandi ad altri generi, (ma attenzione, non si tratta di semplici copiaincolla che ti permettano di far rientrare una traccia in un determinato genere, piuttosto che un altra su un secondo, ma un mix totale, compatto ed incredibilmente quadrato).
Chi lo aveva detto ad esempio, che un bass-riff in stile contrabbasso jazz (qualcuno ha forse parlato di So What?) potesse essere midi-elettronicamente-tramutato in una spiazzante introduzione oscura ed ossessiva? Eppure è questa "Intro", breve openertrack, che come la stupenda "Dinosaurs", con il suo giro misterioso, e la raffinata "Shadowtricks", con quel sax delizioso, prende in prestito ora dal Jazz, ora dal Trip Hop, senza mai darlo troppo a vedere! E che gli ariosi vocal femminili di "Sleepy Seven" smettessero di essere esclusiva dei Télépopmusik, e fossero invece adoperati dietro un incisivo (ed innovativo struttura parlando) banco suoni Hip Hop? E' chiaro, la potenza dei beat ricopre un ruolo di primo ordine su questo esordio, è caratteristica nota di Green, tesi tenuta in piedi da frangenti come la suadente "Kota", e "Silver", autentico capolavoro del disco dove il vecchio incontra il nuovo: un susseguirsi di violini, trombe, pianoforte, atmosfera jazzy, ripartenze (entusiasmante il ponte a metà brano), flangeroni, ed elaborazioni degne del maestro e amico Tobin, seguono un beat incalzante non certo avaro di basse frequenze, che un po diciamocelo, fa a botte con quell'atmosfera dannatamente malinconica e retrò.
"Ecchemmefregammè della cassona ippop e de 'ste robbe giezz? A Yosiffe, ho letto Trippop e ce volevo il trippop alla portissssshead!" Calma, eccole arrivare le calde sezioni di archi sintetizzati, e i canti morbidi di "The Plug", i rhodes di "Gipsy", e le sensuali mic-fatine di "Terrapin" (ponete particolare attenzione ai complessi tappeti melodici viaggiosi con tanto di sitar, di quest'ultima). Nulla da obiettare, tutti trip pazzeschi dall'atmosfera idilliaca, particolarità che trova la massima espressione sull'affascinante "Sugar Rhyme", dark e cupa come poche.
Serve altro? Questo disco è semplicemente assurdo, e la sua mente merita di essere approfondita ulteriormente, ascoltando le successive release (sempre su alti livelli). Cominciate da "Animal Magic", non puo mancarvi!
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