... cioè, scrivo una recensione per i Creeps e nei commenti mi tirano in ballo i Boohoos; poi, qualche giorno dopo, viene addirittura pubblicata una recensione di Paul Chain. Allora ditelo che mi state provocando. E siccome io alle provocazioni rispondo ... care DeBaseriane e cari DeBaseriani, ecco a voi i BOOOOOOOOOOHOOOOOOOOOOS!

Semplicemente, i protagonisti del miglior rock mai suonato in Italia, senza possibilità di replica, e qui potrebbe terminare questa mia recensione.

Ed invece continua, almeno per ricordare i due capolavori discografici della band di Pesaro, il mini «The Sun, The Snake, The Hoo» e l'album «Moonshiner», riuniti in questo cd che consiglio caldamente a chiunque pensi che Iggy Pop, negli ultimi trent'anni, non sia stato più in grado di scrivere una canzone degna della sua storia, e che Dio lo perdoni per aver riesumato gli Stooges per quell'indegna pagliacciata venduta come "storica reunion".

Proprio la motor city di Stooges ed MC5 - senza dimenticare la New York popolata da Bambole, Ragazzi Morti e Spezzacuori - viene trapiantata nella remota provincia italiana degli anni Ottanta da quattro ragazzi animati dal sacro fuoco del rock'n'roll, accompagnati nell'occasione dal veterano Paul Chain.

Il risultato? Rock nella sua accezione più ampia - c'è di tutto, dal garage al punk, dal blues alla psichedelia, dall'hard al glam - più che sporco, lurido, o meglio ancora dirt ed il riferimento al brano degli Stooges non è assolutamente casuale. Avete presente «Dirt», vero? Bene, sapete cosa aspettarvi mettendo nel lettore questo dischetto.

E, tanto per rimanere in tema, se vi serve una ragione, una sola, per procurarvi il cd, allora la ragione è «Search And Destroy», resa in modo talmente straordinario e personale da farne dimenticare le reali origini: non male per un gruppo all'esordio.

In realtà, ce ne sono altre tredici di valide ragioni, a partire da «Nancy's Throat», pezzo memorabile che ripercorre in meno di tre minuti trent'anni di rock'n'roll, affidando la guida ad un David Bowie fulminato dai Fuzztones; seguita a ruota da «Ghostdriver», dominata da un riff granitico ed al contempo dinamicissimo, degno dei Sabbath più rollanti a braccetto con Alice Cooper; e poi le devastanti, travolgenti sfuriate di punk settantasettino «My H.E.L.» e «Meet Us» (i New York Dolls che incontrano i Dead Boys); il blues, straniato e straniante, di «The Hoo» le cui atmosfere malate richiamano alla mente proprio la succitata «Dirt» di stoogesiana memoria. E mi fermo qui, con le segnalazioni: praticamente, ce n'è già abbastanza per andare fuori di testa e siamo solo a metà di «Moonshiner».

Lascio invece a voi, che siete arrivati fino a questo punto, la sorpresa di scoprire nella sua interezza «The Sun, The Snake, The Hoo»: se «Moonshiner» è di gran lunga il più bel disco del rock italiano, in qualunque modo lo si intenda, bèh ... «The Sun, The Snake, The Hoo» è molto di più, non so di cosa, ma molto, molto di più. Uno di quei dischi che uno si chiede come ca...spiterina ha fatto a suonarlo un gruppo italiano.

Senza parole né fiato!

 

PS Chiedo scusa preventivamente a GEB e GNAGNERA, ma non me la sento di dire che «Here Comes The Hoo» è un disco GAZ: definitivamente troppo avanti rispetto a tutti i garagisti zozzoni. Per capirci, i Sick Rose erano assolutamente GAZ, i Boohoos erano - e sono ancora oggi, perché ineguagliati - un mistero splendidamente indefinibile ed indefinito.

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