Devolvere é un concetto che nelle menti degli intellettuali e dei filosofi del post-moderno, ristagna. Nella cultura della ricerca del passato, del ritorno al primordio è difficile da aberrare.
L'esempio dell'uomo delle caverne che batte delle pietre e crea dei suoni, non è stato di certo il capolavoro della ritmica o della timbrica; ma sto divagando.

Devo-luzione, Devo, Booji Boy è il sempliciotto, l'adulto con il volto di bambino.
La band in questione rientra nel genere Devo-Core, come dice il nome, gruppi che si ispirano ai pazzi di Akron: deumanizzando i suoni, rendendo strambe le melodie con testi demenziali; io credo di no, i Booji Boys vanno oltre questa etichetta.

Garage Rock, Hardcore Punk, Post-Hardcore.
Il disco ruota sulla falsa riga del Land Speed Record con pezzi rapidi e velocissimi (Weekend Rockers, Satisfaction) e da quella evoluzione avvenuta in Metal Circus che virava verso un acerbo post-hardcore (Piscine Perfect, Highest Guy), continuando, in maniera logica, lo sviluppo all'hardcore punk di Minor Threat ed emocore dei Rites Of Spring (Mr. Nazi's On The Beat, Ripper Too, Locked Up In The City); non mancano comunque dei momenti più vicini al post-punk di Wipers o Mission of Burma (Doin The Pyre e Love Was Strange).

Il disco si conclude, in maniera inaspettata dopo queste schegge che raggiungevano poco più di due minuti, con i quasi 8 minuti di Oh Yeah: un pezzo che cavalca l'hardcore punk e post-hardcore, e muta in continuazione fino a giungere alla progressione centrale acida, sussurrata, emo-oriented con un incidere pomposo del basso.

Forse il futuro sarà l'entropia, sarà la mancanza di appigli confortanti e ridondanti, ma i nostri ragazzi tengono davvero il volto di bambino..

Carico i commenti...  con calma