C'è qualcosa di anacronistico nel tenere in mano un vinile dalla cover multicolore, caratteri bold e una piccola cadillac (o qualcosa di simile, mai capito qualcosa di auto) rampante. Quando sbucò "Green Onions" quella musica era già quasi vecchiotta, senza parlare delle altre canzoni copia-carbonate. Belle contagiose, ma ricalchi della fragorosa hit del '62 rimangono.
Booker T. Jones adotta la stessa formula del precedente "Potato Hole", con un po' più di convinzione: "The Road From Memphis" (2011) contiene composizioni originali di poche pretese e molto groove associate ad almeno una cover spacca-deretani. E questa li spacca davvero. "Crazy", originariamente un piccolo successo degli Gnarls Barkley, qui sbrilluccica a mò di party raffinato, quello dove sorseggi un gin tonic e ci provi con la biondazza scollata. Cioè, immagino che sia così, non ci sono mai stato ad una festa simile, io guardavo i documentari della Rai.
Comunque, per chiunque si senta un figaccione, uno yuppie, un hipster quando ancora la parola era sinonimo di "fruitore di musica nera fumosa", un simpatico burlone o un intenditore si potrebbe concedere questa chicca, anche perché penso che il signor Jones debba pagare l'affitto.
Ah, la musica è funk, è soul, è r'n'b non particolarmente originale, una versione lustrata dei vecchi MG's. Per i radical chic, c'è pure il mummificato Lou Reed nella conclusiva "The Bronx" (titolo che calza a pennello all'ospite, bisogna riconoscerlo), e qualcun altro che non conosco per cui non vi dico chi è perché sarebbe disonesto cercare informazioni su Wikipedia.
PS: edizione in vinile che fa tendenza e che include gratuitamente anche lo stesso disco in cd, e non è cosa da poco.
PPS: supportare la musica che non vuole andare in pensione, se ancora fa oscillare la testa.
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