Da un disco dissociato può venire fuori solo una recensione de-ssociata. Una sfida con me stesso (e non solo), un disco che apprezzo ma che allo stesso tempo, sottoposto a criteri oggettivi, risulta piatto e mal strutturato. Per di più c'è sempre di mezzo quel Dose-One-Two-Three. Devo essere obiettivo!!

"Circle" (2000 @ Mush Records) vede la collaborazione del nostro (mio) eroe con il dj/produttore/compositore Bryan Hollon aka Boom Bip, in quella che definirei una non completa quadratura del "titolo". "Square", pezzo non presente nella prima versione del disco ma continuamente proposto nei Live, pare voler porre rimedio ma non fa che aggiungere confusione a confusione. Un disco azzardato, molto fuori sia di testa che di idee. Dose ancora troppo poco "himself" e troppo legato invece ai suoi Themselves, si produce in un rap senza rima e molto vicino allo spoken word. BoomBip stende un tappeto, a dire il vero non troppo colorato e colorito ma comunque intrigante, di strumenti e campionamenti.

Sembra di perdersi in una giungla di voci e suoni dove nemmeno gli uccelli sanno che cosa stanno cantando accompagnati da una tribù amazzonica presa in affitto per il disco. Dose parla solo con se stesso, non c'è nessun altro interlocutore in questo circolo vizioso. Le prime due tracce, "The Birdcather" e "Dead Man's Teal", potrebbero fondersi insieme (Fu-Sio-Ne!!) e nessuno se ne accorgerebbe. Una filastrocca sghemba ("Art Saved My Life - 71") preannuncia il momento più oscuro dell'album. "Question Over Coffee" infatti è un turbine di tastiere buissime alternato ad uno spoken word dai toni molto ironici. Le idee ci sono come in "Ironish" ma poi vengono rovinate non so se da Dose o da Boom, o da tutti e due. Si ripete troppo spesso la medesima struttura: base costante, cupa, sorda e altro rap. Lambire territori quasi industrial con "Slight" non risolve le cose anche se il pezzo è tirato al punto giusto. C'è spazio anche per divagazioni electro come ad esempio "Town Crier's Walk" e "The Birdcatcher's Oath" tra le altre che si distaccano dall'amalgama generale presentando... nulla! Sì, nulla. Un beat decente, addizione, sottrazione, sottrazione, addizione. Fine. No, così non va, a questo punto preferisco "Rain By High Lantern" di Sketchie (a breve, forse, una recensione).

Eppure il disco non è da buttare e il sottoscritto lo ascolta sempre con piacere. Ma stavolta non so dirvi il perché. Dose, in "The Birdcather's Return", prova a spiegare il mio stato d'animo e non mi sento più solo ("I can't get lost, I don't know where I'am"). Questo è l'unico singolo dell'album e forse l'unico pezzo degno di nota dove i due ragazzi sentono la sintonia e vedono la videofonia (ma sempre con lo scazzo alla risposta). Purtroppo le altre tracce non danno segni di vita, anzi sarebbero da togliere dal disco per alleggerirlo un po'. Se volete osservare il progresso (notevole per altro), dagli inizi ad oggi, di Dose One oppure perdervi nelle atmosfere di Boom Bip, provate questo disco. Altrimenti saltate a piè pari verso i lavori più recenti di Dose (Subtle) e di Boom Bip (My Space).

Insomma, per me una fatica immonda. Prossimo passo recensire un album di un gruppo che potenzialmente non mi piace. Accetto proposte. Devo essere obiettivo!!

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