Allora, prima di essere linciato essendo un appassionato della J-Culture in generale, lasciatemi dire una cosa: che solo perchè i Boom Boom Satellites siano giapponesi, non dovete per forza aspettarvi un disco J-Pop. Perchè la loro musica è qualcosa di "diverso"... E lo si capiva già dal 1998, quando hanno fatto scalpore con l'album "Out Loud". L'elettronica che incontra il rock. Un qualcosa di semplicemente atipico, eppure affascinante dal punto di vista sonoro: synth e chitarre che convivono assieme per intere canzoni, senza mai "asfissiarsi" l'un l'altro. Gli album successivi, in particolare "Umbra" e "Full of elevating pleasures" hanno letteralmente consacrato il loro genere al grande pubblico, almeno per quanto riguarda gli intenditori del J-Rock. "On" adesso potremmo definirlo qualcosa che nasce dalla forte ispirazione da parte di David Bowie e il rock occidentale in generale. Un ponte fra oriente e occidente, insomma. Niente a che vedere con le hit scalaclassifica da cui veniamo tartassati ogni volta dalle radio.

Tanto per cominciare, eccovi la tracklist:

1 - "Kick It Out"
2 - "9 Doors Empire"
3 - "Girl"
4 - "id"
5 - "Play"
6 - "She's So High"
7 - "Pill"
8 - "Generator"
9 - "Beat It"
10- "Porcupine"
11- "Nothing"
12- "Loaded"

 Si comincia con "Kick It Out", canzone che sa di blues e rock'n'roll. Buona la base ritmica e il modo in cui chitarra e voci si amalgamano nel corso del brano, ma logicamente è la batteria che domina, scandendo il ritmo per tutta la durata, convivendo assieme al cantato. Il testo è semplice e, come è facile immaginare, non si dimentica: "Now kick out the king of rock!/Now kick out the band!". La traccia successiva, "9 doors empire", ancora più serrata della precedente, ribadisce il concetto che i Boom Boom Satellites vogliono far valere con quest'album: ispirazione occidentale, metodi orientali. Un riff di chitarra che sembra uscito da una canzone rock degli anni '70 e poi sopraggiungono cantato, effetti, cori e synth. E questo è il rock nella migliore tradizione dei Boom Boom Satellites. Ma proseguiamo: "Girl" sembra quasi la loro reinterpretazione del genere New wave anni '80. E in effetti, a sentirla, viene da pensare quasi a Spandau Ballet e Duran Duran, però con più chitarre e synth. Il testo di questa canzone parla di una ragazza un po' pazza come viene descritta dal cantante: "My girl's working in the city all day/My girl's driving fast down the highway". La canzone successiva, "id", non potremmo definirla proprio una canzone, quanto invece l'inizio di una sorta di "ponte sonoro" che prepara l'ascoltatore alla  canzone successiva. Per quanto riguarda questa canzone infatti, c'è ben poco da dire se non potremmo definirla solo un'orgia di batterie esasperate e suoni sintetizzati messi in sequenza in modo frenetico. 
"Play" è una delle due canzoni in cui le chitarre sono assenti per lasciare campo totalmente libero ai synth. Il cantato non è male anche se alla fine della canzone non fa che ripetere la stessa frase mentre il synth cambia fraseggio in modo lento alla fine. "She's so high" ripete il concetto di "id", stavolta assemblando le chitarre. Insomma, queste due canzoni sono da dimenticare. "Pill" potrebbe essere considerata la migliore canzone dell'album. Un po' di David Bowie, chitarre quasi alla Marylin Manson (anche se non più di tanto) e una ritmica frenetica, il tutto accompagnato al testo, che parla volutamente di droga (anche se non in modi espliciti): "Take me anyway you want me baby!/Take me, are you gonna drive you crazy!" si riferisce infatti alle pillole con cui i giovani vogliono "trasportarsi" dalla realtà in un mondo tutto loro. Un'ottima canzone. Forse da noi avrebbe successo.
Si prosegue con "Generator", canzone strumentale in cui a farla da padrone sono batteria, chitarre e synth. La batteria ripete lo stesso schema ritmico di "Pill" mentre si susseguono assoli di chitarra sulla synthline, un po' disco anni '70 e un po' rock. Forse un po' più "zuccherosa" delle altre canzoni. "Beat It" potrebbe invece essere definita come qualcosa fra il rock e la dance e nonostante sia orecchiabile e godibile, proprio per questo non riesce a sorreggere l'impalcatura sonora dell'album come le altre tracce. Comunque sia, rimane anche questa una bella canzone da ascoltare, ma forse sarebbe più adatta per le feste. "Porcupine" ripete il concetto di "ponte sonoro" visto con "id" e "She's So High" e anche per questo è da dimenticare, in quanto è troppo tranquilla rispetto al resto dell'album. Un semplice assemblamento di suoni di chitarra acustica. Mediocre e troppo distaccata. "Nothing" può essere invece tranquillamente assimilata a una sorta di versione "alla BBS" del punkrock degli Yellowcard. Chitarre fantastiche e un cantato perfetto che vanno a formare una progressiva sonora ottima. L'ultima canzone, "Loaded", è la seconda in cui le chitarre sono assenti. I suoni principali sono synthpad e leads che potrebbero essere assimilabili al genere new wave. Potrebbe essere un esempio di "synthrock" anche se è impossibile dare un nome a sperimentazioni come questa, il cui testo parla di un suono nuovo, irraggiungibile, come quello che i Boom Boom Satellites sono sicuri di ottenere con questo album.

Siamo giunti quindi al termine.

Voto finale: 95 su 100 - Anche se è lontano dalle suggestive contaminazioni di "Full of elevating pleasures", quest'album rappresenta un'altra prova del grande talento dei Boom Boom Satellites. Grandioso

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