Sì, sono guarito. Mi vedi, no? Sto benissimo. Ricordi i miei dubbi tormentosi?
Ero conteso tra gratificazioni immediate e progetti a lungo termine. Diviso tra me stesso e gli altri, non riuscivo a decidere se fossi schiavo, io, di me, del mondo, o se invece mi fosse stata data la gestione d’un piccolo pezzo d’ infinito.
Tutti questi conflitti tra il dentro e il fuori di me sono ora risolti. Cos’ho preso? E cos’ avrei dovuto prendere? Ho preso un po’ di tempo e ho ascoltato questa musica bioenergetica mille volte, ad ogni ascolto raddrizzando uno dei miei labirinti, ad ogni passaggio diminuendo la distanza tra me e le cose. Semplificando la mia burocrazia mentale. Eliminando i controlli inutili. Dissuadendo la critica vigile e paralizzante. "E adesso?", mi chiedi. Adesso mi lascio essere come sono. Integro e integrato nel tutto, da cui mi distinguo per la coscienza, ma da cui coscientemente non mi voglio distinguere.
Sta qui la mia vittoria: accettare le cose, adattarmi alla mia realtà. Antichi strumenti, sintetizzatori trattati e suoni ambientali: questa è la ricetta di Boris Mourashkin, un quasi sessantenne russo di professione compositore, poeta e guaritore. Il dottor Mourashkin lavora secondo i secolari punti fermi della tradizione sciamanistica siberiana e sperimenta in prima persona l’efficacia dei risultati. Lo scopo è rilassare la mente, agendo alla fonte del problema, per liberare l’energia naturale del corpo. Per essere uno scienziato e un ricercatore, il dottor Mourashkin è sorprendentemente aggiornato sui gusti musicali correnti.
Il successivo “Points of light” (1995) propone un minimalismo angolare e funk al quale ben si addice la definizione di “agopuntura con il suono”. Questo doppio, invece, si propone come la traduzione esatta, in musica, delle formule verbali usate dai programmatori neurolinguistici. Possibili in natura o forse no, ma certo possibili alla nostra mente, questi suoni, al limite del riconoscibile, mirano al confine tra persona e oggetto. Sinfonica, misteriosa, ultraterrena a tratti, a tratti carica di presagi, questa musica organica m’ha preso per mano, adattandosi all’inizio alle mie resistenze e, via via, rincorrendo la mia fame di progresso. Sciogliendo le mie tensioni emotive, mi ha riappacificato con il mondo, e - strano ma vero - mi fa sentire meglio.
Il sangue scorre più fluido, gli ostacoli appaiono superabili, i contatti facilitati, come dopo un bicchiere di vodka, ma senza gli spiacevoli effetti collaterali. Fenomeni fisici e creature vengono evocate con pochi, efficaci tocchi. È un album di frammenti che vengono intuitivamente riconosciuti e ricomposti in paesaggi spesso deserti, ma mai alienati, lenti ma pieni di piccoli avvenimenti come in un processo vitale. Mourashkin plasma liberamente, in un nuovo psichedelico “Yellow Submarine”, la fluidità vivace dei Startled Insects e la vigilanza lucida dei Talking Heads. E’ una passeggiata, la sua musica, in luoghi che non immaginavo esistessero, che mi hanno riappacificato l’animo e rasserenato l’umore.
Niente melassa, niente inconcludente vaghezza, niente noia e soprattutto niente insopportabile buonismo: strumenti antichi, sintetizzatori trattati e suoni ambientali per una musica guaritrice efficace, che mi permette di rientrare nel circuito della vita con un sorriso sulle labbra e il cuore aperto. Proprio secondo la ricetta del dottore.
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