Ci sono band che fanno anche 4 o 5 volte lo stesso disco credendo che cambiandogli nome potranno farci credere di non propinarci sempre la stessa (ri)proposta del cazzo fallendo miseramente. E poi ci sono i Boris. Fanno uscire, a distanza di quasi 10 anni, un disco che porta il nome di una delle pietre miliari della loro produzione, Heavy Rocks per l'appunto, sfornando un disco di altrettanta bellezza ma dalle tinte totalmente differenti.
Un indizio di questo cambio di "colore" parte dall'artwork, che in questo caso è di un bel violetto delicato, anzichè arancionecoloredelsolesottolasabbiastonerrock. E poi ovviamente i contenuti. E qui c'è da sbizzarrirsi. Se la partenza ci riporta proprio ai lidi acid dei precedenti lavori ("Riot Sugar"), con le chitarre strabordanti, un incedere Melvisiano, e un assolo spaziale, si capisce subito che la carne al fuoco è tanta. Con "Leak-Truth, yesnoyesnoyes-" (ma anche in "Jackson Head") entriamo nel mondo sello shoegaze e della melodia, reminescenze degli Smashing Pumpinks e piglio "epico", la voce di Atsuo è un vero piacere per le orecchie. Il picco emotivo lo si raggiunge con la smisurata suite di "Missing Pieces", la batteria registrata sotto, le chitarre che creano un atmosfera eterea e malinconica, i pezzi mancanti di una vita che potrebbe non tornare la stessa, e un monolite di rumore che compare in questi campi elisi, pronto a disturbare ogni trasmissione di pace. L'anima lurida non è persa e l'assalto crust di "GALAXIANS" è qui per dimostrarcelo.
In evoluzione continua l'hydra proveniente dal Sol Levante si fa beffe di chi ad evolversi proprio non riesce.. E il disco "Attention Please" (uscito assieme a queste "Pietre Pesanti") è qui per ribadire il concetto, ma questa è un'altra faccenda.
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