Ma cosa ci si deve aspettare da un gruppo che prende il nome di una canzone dei Melvins, gruppo al quanto paradossale, e lo fa proprio (soprattutto pensando proprio a quella canzone... lenta, marziale, efferata nel ripetere un solo Riff baritono per l'eternità)?

La risposta è boh. Potrebbero fare tanto Hardcore quanto Synth-Pop e sarebbe sempre coerente con la passione per i Melvins.

Si, ok recensore. Ti piacciono i Melvins e li hai scoperti solo perchè incuriosito dal nome, ma ora dacci l'arrosto!!!

Arrosto succulento e variegato. Questi Boris producono musica alla stessa velocità con cui un ottantenne piscia. Una volta Drone, un volta Psych, una volta Rock e un'altra volta ancora Heavy Rocks (2002), passando per l'Ambient e l'Elettronica. E' follia sicura correre dietro i loro dischi. Devono esser stati staccati dalla chiappa di qualche mucca pazza.

Si, ma come suona questo disco? Ma dove sono i recensori di una volta?

Suona come una ragazza con gli occhi a mandorla esile e col viso delicato che fa passare la sua Les Paul Nera attraveso due Big Muff perennemente accesi che finisco in un frigorifero Orange. Suona come un batterista mezzo scemo che crede esser la reincarnazione di John Bonzo Bonham e che sfoga la propria rabbia urlando e picchiando su un Gong. Suona come un cantante con la faccia da pesce palla sciupato che si sgola cantando in Giapponese e che vola, contemporaneamente, tra la tastiera del basso e quella della chitarra.

Suona, insomma, mucho HEAVY ROCKS.

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