Strana creatura quella dei Borknagar, una delle formazioni più originali e longeve all' interno del panorama musicale più estremo e oscuro, per vari motivi, primo di tutti quello di evolvere nel sound, cercare di proporre qualche cosa di nuovo ad ogni album ma non solo, anche per la scelta di utilizzare in massiccia quantità le clean vocals, sacrificando qualche volta lo scream.
Altro punto di distacco è sicuramente il tasso tecnico di varie canzoni, sempre alto (e ci mancherebbe visto i musicisti coinvolti nella band) che dona alle varie composizioni maggiore classe ed eleganza, a differenza di alcuni (alcuni, non tutti) gruppi che preferiscono essere più essenziali per risultare più aggressivi; e pure non giudicare i Borknagar black metal sarebbe un errore, ma cosa hanno di preciso i Borknagar dell'era post Garm di black?? Bhè la risposta si può trovare in un album come "Quintessence", che rappresenta una sorta di ritorno alle sonorità più tirate ed aggressive, ad un maggiore utilizzo di scream (tutti ad opera di un certo Ics Vortex, che definire assolutamente fantastico risulterebbe anche riduttivo), ma anche un ritorno a ritmiche più feroci e forzennate, con numerosi momenti di doppia cassa sparata a velocità forsennate e ancora di riffs di chitarra velocissimi, ma sempre precisi nel loro incedere tagliente (canzone esemplificante di ciò può essere una "Genesis Torn" piuttosto che una "Ruins Of The Future").
Eppure anche questo disco presenta momenti talmente distanti dal black metal che si stenta quasi a credere di star a sentire una band che suona il genere musicale più violento di tutti: questi momenti si possono ritrovare in tracce quali "Colossus" (uno dei migliori episodi, nel quale per altro Vortex esegue un lavoro assolutamente perfetto, optando per un cantato totalmente pulito), ma anche la stumentale "Inner Landscape".
Per il resto come detto il disco rappresenta una sorta di "passo indietro", non da intendere in maniera negativa, bensì da intendere come un ritorno al black metal sinfonico di derivazione quasi Dimmu Borgieriana (mamma mia che parola difficile), anche se il tutto rielaborato, naturalmente, in maniera personale.
Piccolo consiglio: il disco non può essere consigliato a tutti, questo perchè è dotato di sonorità al quanto particolari, anche se sensibilmente semplificato rispetto ai suoi predecessori, mi sento di consigliarlo dunque a tutti coloro che hanno amato per certi versi i dimmu borgir dell 'epoca precedente a "Death Cult Armaggedon", ma anche a coloro che amano la musica contaminata (qui come già detto in maniera più marginale) da diversi stili musicali.
Tracklist:
1) Rivalry Of Phantoms
2) The Presence Of Ominous
3) The Ruins Of Future
4) Colossus
5) Inner Landscape
6) Invincible
7) Icon Dreams
8) Genesis Torn
9) Embers
10) Revolt
Band:
Ics Vortex - Clean vocals, choirs, grim vocals
Oystein G. Brun - electric, acoustic guitars
Lars A. Nedland - Synthesizers, Hammond organ, piano, backing vocals
Asgeir Mickelson - Drums
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