Una delle uscite più attese di quest'anno nell'ambito del metal estremo e del metal in generale, dati i nomi coinvolti. Parliamo dei Borknagar, che tornano a due anni di distanza dal mediocre "Universal" con una formazione a dir poco stellare. La precedente prova infatti aveva ben poco da offrire, se non il ritorno di ICS Vortex, presente come ospite nella traccia My Domain, unico episodio davvero qualitativo di Universal. Vortex, pochi mesi dopo l'uscita del disco, comunicò il ritorno in pianta stabile, facendo così dei Borknagar un autentico star team del metal estremo scandinavo, andandosi ad aggiungere ad Andreas Hedlund (altresì Vintersorg), Lars Nedland (altresì tastiera e voce pulita dei resuscitati Solefald), Jens Ryland e ovviamente il mastermind Øystein Brun.

Il signor Hestnæs, oltre a riprendere controllo del basso, si presenta qui come cantante aggiunto, ed ecco spiegata l'enorme aspettativa per il nuovo arrivato "Urd", che si presenta con l'ambiziosissimo progetto di mescolare due linee vocali tanto diverse come quelle dell'imponente bassista e del genio di Svezia. Non bastasse questo, nel nuovo album anche Nedland si concede il lusso di qualche lead vocal, senza limitarsi ai cori come in passato.

Certo non è difficile immaginare che, proprio per questo l'influenza del sopraccitato genio nell'economia del disco venga sminuita. E vedremo con ordine come, subito dopo esserci immersi nel disco: scendiamo dunque tra le radici di Yggdrasil per incontrare Urd, la Norna del fato, ed interrogarla sul fato dei Borknagar.

Aprono in grande stile Epochalypse e il "singolo" Roots, due brani che presentano un po' l'andazzo del disco, con incredibili altalene, continui cambi di velocità e di voce, dato che tutti e tre i singer si altalenano nel ruolo principale. Gran muro di suono, gran coreografie, ma c'è una sensazione di fondo che i 6 omaccioni vogliano stupire più che convincere, stordire più che conquistare.

Decisamente meglio The Beauty Of Dead Cities, che ci riporta ai tempi di Universal e Winter millennium, duetto tra Vortex e Lazar con un ottimo ritornello da parte del secondo. Vintersorg torna in cattedra con la successiva The Earthling, canzone lenta e fosca, dotata anch'essa di ottimi cori ed ottimi ritornelli trascinati da Mr V. questa volta. Si prosegue con l'interludio strumentale The Plains Of Memories, molto ben costruito, molto ben suonato, molto affascinante e suggestivo seppur molto manieristico.

Si viene poi ad un tripudio di ridondanza, Mount Rigency e la monumentale The Winter Eclipse, otto minuti che sembrano voler raccogliere tutto il passato dei Borknagar dal 1998 ad oggi, dove finalmente tornano tiepidamente a farsi sentire elementi sonori Vintersorganici, nonché cori simili a quelli che hanno fatto la fortuna di Jordpuls, ultima fatica della band svedese. Chiude In A Deeper World, per la quale vale lo stesso discorso di Plains Of Memories, ma a cui va ad aggiungersi un'ottima prova vocale di ICS Vortex.

Tirando le somme dunque, "Urd" è un disco di ottimo livello qualitativo, che ci propone la band in forma decisamente migliore rispetto a due anni addietro. Il neonato di casa Borknagar si compone di 9 episodi estremamente trascinanti, questo va detto. L'idea di Øystein è quella di unire il sound evoluto di Empiricism con la leggerezza e la potenza melodica di The Archaic Course, cercando di dare al disco, con arrangiamenti ed effetti quantomai pomposi, un tono sempre più epico e corale. Insomma un netto miglioramento rispetto a Universal.

Dall'altro lato però, i nostri rischiano poco e non niente, tant'è che, sebbene dotati di produzioni di molto inferiori, sebbene molto meno calcolati, album come il gia citato Empiricism ed Epic avevano un loro peculiare, caratteristico fascino. Manca in Urd quella voglia di sperimentare, manca il deciso contributo di Hedlund e Nedland, mancano insomma una The Inner Ocean Hypothesis e una The Black Canvas.

E viste le ultime prove di Vintersorg e Solefald vien da mordersi le mani e da chiedersi se il vecchio Brun, dietro il mestiere ed un talento innegabile, non cerchi di nascondere una incipiente carenza di idee. E viene da chiedersi se il ritorno di fama dovuto al reintegro di Vortex non finirà per consegnare al fato un gruppo che ha già dato il meglio di sé dieci anni fa.

7,0

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