I Born Against sono uno dei gruppi hardcore punk più cattivi di sempre. Suonano in maniera aggressiva, grezza e sporca: a volte ascoltandoli si ha la sensazione che la canzone sia solo un pretesto per urlare la loro infinita rabbia politica. La sezione ritmica è quanto di più simile al rumore di un cingolato in moto si possa immaginare, le chitarre sembrano badilate in faccia e i testi di denuncia socio-politica sono declamati, sbraitati, e talvolta cantati.
Nel 1991 esce il secondo full-lenght nonchè uno dei loro lavori più rappresentativi, "Nine Patriotic Hymns For Children". Come accennato sopra, il disco è un concentrato di violenza (espressione abusata, ma che trova qui piena giustificazione), concettuale e sonora, senza un attimo di respiro, senza la benchè minima inflessione melodica; ogni pezzo esplode nel giro di un paio di minuti, ma i decibel non sono affatto contati. Newyorkesi, i Born Against tradiscono in parte la loro provenienza, non discostandosi troppo dal NYHC dei vari Agnostic Front e Sick Of It All, a base di vocalizzi in "screaming", riff potenti e distorti, ritmi serrati e breakdown: ma unici sono l'intento di rottura, l'attitudine da guerriglia e il profondo impegno. I temi affrontati sono, tra gli altri, guerra, abuso di potere, razzismo, religione, il tutto visto da una prospettiva pessimista ed estremamente critica, in particolar modo verso le istituzioni borghesi, il governo, i tutori dell'ordine.
Tutto il disco rimane sul medesimo, alto livello: spiccano la caotica apertura di "Mount The Pavement", la lenta e dolorosa "Shroud", e "Nine Years Later". Si tratta di un eccellente lavoro di una band che ha sicuramente più seminato che raccolto, scioltasi di lì a non molto, i vari membri re-inghiottiti dal marasma underground dal quale il progetto era saltato fuori, ripresi poi come fondamentale influenza dai più noti e considerati Refused; infine, uno dei momenti più intelligenti della storia recente di questo genere.
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