Un'antologia di vicoli ciechi! E che vicoli ciechi! Si tratta di quei vicoli ciechi bui, malfamati e bazzicati da gentaglia pronta a tagliarti la gola per un nonulla.
Mathcore, metalcore, post-hardcore ed altri insoliti strumenti di tortura ci aspettano in questi vicoli ciechi dove, con fare magistrale, vengono trattai ed utilizzati con fredda violenza dagli americani Botch.
I Botch non erano affatto una band ordinaria. Scoperti per caso, diversi anni fa, ho amato a dismisura i loro due album principali: "American Nervoso" e "We Are The Romans". Musica inquietante, violentissima, emozionale al punto giusto e pregna di vocalizzi abrasivi.
I testi dei Botch, poi, sono qualcosa di fenomenale. Psicologici e introspettivi al punto giusto ma non privi di invettive sociali e di esternazioni al fulmicotone.
Paragoni? Difficile farne! Qui si odono echi dei Neurosis e reminiscenze di hardcore-metallizzato ma estremamente ragionato. Musica non adatta a tutti ma, comunque, musica che non può lasciare indifferenti.
"An Anthology Of Dead Ends", purtroppo, è destinato ad essere ricordato come il loro canto del cigno. Dopo aver sfornato due capitoli rivoluzionari ed importantissimi i nostri, forse perchè non compresi appieno dal pubblico, decisero di chiudere baracca e burattini per dedicarsi ad altri progetti. Spiace molto ma questa, a quanto pare, è stata una loro cosciente e meditata decisione.
Un Ep che suggella la potenza sonora dei ragazzi di Tacoma e che, in maniera minacciosa, traccia una cartina geografica di paesi e nazioni che, in un modo o nell'altro, hanno conosciuto l'invadenza statunitense. I titoli? Framce, Japam, Spaim, Vietmam, Micaragua e Afghamistam. Vi sto prendendo per il culo? No, i nostri hanno deciso (per motivi sconosciuti) di sostituire le "N" con delle "M".
Brani violenti, urlati, pregni di metallo cingolato e di divagazioni hardcore. L'eccezione, in questo caso, è rappresentata dalla lugubre "Afgamistam": pianaforte, viola e voce semi sussurrata. Una perla nera che si fa notare ed amare all'interno di questo godibile inferno sonoro.
Addio Botch.
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