"Eppure", penserà qualcuno gettando un'occhiata alla copertina del qui presente 33, "io questa scena l'ho già vista". E a ragione: l'avrete vista senz'altro, e comunque fin da subito ci avrete colto un nonsoché di VAGAMENTE familiare. Ma c'è anche qualcosa di anomalo, nella scena. Qualcosa che non torna...

...perché in effetti (avvicinatevi un po') non tutto è come sembra: al posto di due distinti signori ci ritroviamo nientemeno che due loschi energumeni in abiti e acconciature di dubbio gusto (un terzo è in arrivo in barca), e in luogo della misteriosa beltà ignuda (enigma per critici d'arte di più generazioni) troviamo seduta sull'erba una signorina dai tratti orientali e sguardo rivolto all'obiettivo. Anche lei vestita di nulla, naturalmente. Una COLAZIONE ancor più ambigua dell'originale d'un secolo prima, se possibile.

La signorina era Annabella Lwin, 15ENNE (all'epoca dello scatto) anglo-birmana pescata per caso in una lavanderia e finita col diventare front-woman di una band... ehm, di una delle GANG "musicali" più chiacchierate degli Anni '80. Sembra fanta-storia del Rock, invece è pura realtà.

Ma chi la stesse ascoltando ora per la prima volta, si chiederà: "e come ci eravamo arrivati, su quel prato...?" Eh eh... ma se dicessi subito CHI c'era dietro a tutto ciò, forse il quadro si farebbe più chiaro.

Malcolm McLaren. Lui. La Mente. Il Gran Satanasso. Il deus ex machina.

O semplicemente: IL GENIO?

Dopo il tracollo finale della vicenda-Pistols (e i penosi strascichi legali, ovviamente interpretati dal Nostro come un complotto del SISTEMA ai suoi danni), era riparato a Parigi con l'intento di sfondare nel mondo del softcore. Ufficialmente, come autore di colonne sonore. Più in concreto, come sperimentatore/esploratore di sconcezze e maialate varie - e preda d'un interesse sempre più morboso, ben oltre i limiti della pedofilia, per le gesta erotiche delle MINORENNI più disinibite...

...ma come spesso gli è capitato, e a dispetto dei mille lerci progetti che gli frullavano per il cervello, aveva combinato ben poco. E tornato in riva al Tamigi, si era riciclato produttore per Adam & The Ants, ambigui anelli mancanti fra il glam dei '70 e i neo-romantici che avrebbero fatto la voce grossa qualche anno più tardi. "Niente da fare", doveva aver pensato il Genio del Male, "con questi non si conclude". Del resto McLaren odiava qualsiasi cosa puzzasse di New Wave, detestava i Joy Division, disprezzava i fuoriusciti dalle Accademie d'Arte come Adam, nient'altro che effeminati traditori dello spirito più coatto del Rock'n'Roll. Che si fottessero, allora.

Ma un attimo... non erano mica tutti da buttare, 'sti Ants... Adam sì, quello era una zavorra inutile... ma basso e batteria... PERO'... quel bassista tutto-slap, quel batterista con quel suo stile tribale, quasi percussionistico...

...e si ricordò di quando, a Parigi, il ritmo e la NEGRITUDINE dell'Africa sub-sahariana l'avevano conquistato. Puro linguaggio del corpo, vibrazione selvaggia, suoni maledettamente EROTICI per un pervertito impenitente del suo livello. L'idea era di quelle irrinunciabili.

E con Dave Barbarossa e Leigh Gorman (e Matthew Ashman alla chitarra) restava solo il problema della voce, che Annabella risolse. Appunto. Erano i Bow Wow Wow.  

La gang di Malcolm, la risposta alle facce emaciate del nuovo Rock inglese. La SOTTO-cultura che doveva rovesciare l'impero discografico, la spinta sovversiva che muoveva dal trash (e dai più bassi istinti) e scalava le classifiche. La rivincita dei depravati sugli impegnati e gli intellettuali depressi, delle quindicenni nude sui ventenni vestiti di nero. Tié.

Vi lascio indovinare se questi auspici si siano realizzati o meno.

Ma lo spirito vandalico e SCIMMIESCO (ben riassunto dal chilometrico titolo dell'opera), quello di cui il loro artefice andava più fiero, beh... quello - i Nostri - non l'hanno mai tradito. Partiti come un'improbabile operazione da tavolino, nonché da un'adolescente (messa lì a cantare testi assai pruriginosi, potete immaginarvelo, nonché più grandi di lei in tutti i sensi), a ben riascoltare "See Jungle!" si ha la sensazione che fossero diventati - se non una band con tutti i crismi del caso - qualcosa che aveva eccome UN SUO PERCHE'.

Insomma: in qualche modo la macchina architettata da Malcolm-Satana funzionava - anche se non sfondò mai davvero, sul mercato, e per un semplice motivo: McLaren voleva un'accozzaglia di burattini vestiti Vivienne Westwood, non artisti che provassero a muoversi con la propria testa - e quindi, non manipolabili. Ma "See Jungle!" è una scarica di spensieratezza, colore e primitiva vitalità che ha pochi eguali, nella sua epoca - un'esplosione di suoni tremendamente contagiosi, ben al di là del fumoso progetto di "sottocultura sessuale" vagheggiato dal suo ideatore.

Far casino, provocare e divertirsi. Scorrazzare allo stato brado per la giungla urbana. Nulla di più. Ma tutto ciò basta e avanza, se è vero che quel ritornello-killer di "Jungle Boy" (irresistibile) aveva tutte le carte in regola per fare faville, e "Go Wild In The Country" sprigionava senso del ritmo dalla prima all'ultima nota, riuscendo a non far rimpiangere l'assenza della più nota "I Want Candy" - Africa e post-punk in un solo perfetto connubio. E il surf di "Orang-Outan", le pulsazioni esotiche di "King Kong" (scimmie al potere...) e quella "Golly! Golly! Go Buddy!" che pare suonata da un combo Zulu - credevate ancora che Paul Simon avesse inventato qualcosa con "Graceland"...?

Un'overdose di sensualità cavernicola per esemplari moderni di Homo Habilis. Da "Chihuahua" a "Elimination Dancing". Senza farsi troppe domande. Del resto, la disincantata "Hello Hello Daddy" lo dice chiaro e tondo: "more body than soul". Siamo più imparentati con gli oranghi che non con Aristotele.

E chi vuole sentirsi orango per una manciata di minuti, meno di 5 a questo Disco (in barba all'obiettività e al "valore artistico" - Malcolm potrebbe sentirvi dal girone dei lussuriosi...) non potrà mai dare.

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