Ok. Qualcuno doveva farlo e prendersi questa responsabilità. Penso mi tocchi. Se non altro perché mi sono permesso di dire che ultimamente Brad era un po' imbolsito e presupponente. Non cambio la mia opinione, per ciò che può interessare al resto dell'umanitaà in quanto nelle ultime prove era evidente una sensazione di promessa non mantenuta e di routine mascherata da una tecnica comunque incredibile. Con questo disco è proprio il caso di dire che... la musica cambia!!!

Cominciamo dal titolo: "Day Is Done". Avete presente Clint Eastwood? Avete presente il suo film degli anni '70 "Come on, make my day", tradotto in italiano maccheronicamente in "Coraggio fatti ammazzare"? Bene, "make my day" più o meno significa "fammi guadagnare la giornata" e "Day Iis Done" quindi è ciò che esclami a conclusione della giornata quando sei comunque cosciente di come è andata. Sodisfatto o no. La bellissima copertina ti dà la sensazione del titolo. E la musica di Brad contribuisce a questo feeling di tempo trascorso, lavoro svolto e risultati ottenuti. I risultati ci sono tutti e il cambiamento è evidente. Imposto SICURAMENTE dal nuovo batterista Jeff Ballard, già colonna portante del Jazz Composers Collective e presente nelle migliori incisioni di jazz east coast Usa. Direi che il ragazzo ha portato una ventata di novità nell'approccio ai brani ed ha rimesso in riga soprattutto Brad che ora dialoga molto con la batteria. Nel primo pezzo "Knives Out" già si intuisce la storia: ad un tempo medio si contrappone un drumming assai improbabile e raddoppiato, con il rullante di Jeff (starnissimo nel suono) a dare una sensazione "ferroviaria"; ho chiesto al mio batterista e sembra che potrebbe trattarsi di un rullante bassissimo e molto compresso. Il secondo pezzo "Alfie" è un breve tema tranquillo, una ballad che si chiude in maniera sospesa; tipico di Brad Mehldau e dei suoi accordi in preferenza sospesi o minori, tesi comunque ad una sensazione diffusa di malinconia. Ma ce l'avrà una vita decente 'sto ragazzo? "Martha My Dear" è un gustoso divertessement di solo piano che ben rappresenta l' "onanismo Mehldauiano". Ma il soggetto è questo. Prendere o lasciare. La title track "Day Is Done" è un gioiellino di 9, 26 che inizia (Evans ha fatto scuola anche su questo) con un bel solo di contrabbasso che introduce il tema e poi lascia spazio al piano; il tutto puntellato solidamente da Ballard che adopera un drumming molto rockeggiante ma adattissimo al nuovo Mehldau ("Largo", do you know? If not get it please!!!). "Artis" è sparato a 300 all'ora sin dall'inizio e si gioca su una base velocissima di basso e batteria su cui il piano svolazza un po' pigro per poi accodarsi e dispiegare il magistero pianistico: scale su scale con gusto ed interplay da vendere. Mi ricorda il Pieranunzi del 1975, su un disco della serie "Jazz a confronto" (bellissimo: non ce l'ha piu' nessuno, ma io sì! Eh eh!!). Comunque eccellente e valido. "Turtle Town" (la cittadina della tartaruga) è una ballad di sapore vagamente ma volutamente "tanguero", che ti da il necessario respiro dopo "Artis", con accordi lievemente dissonanti che ti lasciano sempre 'sto senso di sospensione. Quasi un episodio da Charlie Haden "Nocturne" per capirci. "She's Leaving Home" è da lacrime agli occhi per chi ha amato i Beatles: cover raffinatissima e rispettosa. Questo pezzo vale, per me, tutto l'album: giocato in 3/4 come un valzerino ma con accordi che partono da lontano. Piano piano si sviluppa e prende vita propria nella rivisitazione jazzistica. Ad 1: 45 c'è lo stop del tema, accordi lievi di piano e ripresa della sezione ritmica per l'esplorazione. Con l'atteggiamento e la cautela di chi entra in una caverna inesplorata da cent'anni e scopre note e risvolti possibili in una melodia che mai avrebbe sospettato di essere ripresa in considerazione e che per questo ringrazia lasciandosi dispiegare in pieno. Eccezionale. Bravo Brad: era tempo che desideravo tornare a potertelo dire di cuore.

Ottimi i due ritmi. "Granada" è un pezzo che su una progressione vagamente spagnoleggiante giocata su pochi accordi funge da tappeto per esplorazioni "extrasensoriali". Brad è sempre stato legatissimo alla Spagna: il suo VERO primo disco (una gemma stupenda), in trio con i fratelli Jordy e Mario Rossy è spagnolo (e, tra l'altro a chi scrive è costato diverse ricerche per scovarlo ed acquistarlo!). "50 Ways To Leave Your Lover" è più giocato su controtempi e frammentazioni varie che comunque ci svela un altro aspetto del trio. Man mano si snoda su un accompagnamento che è un rasoio affilato. La melodia si riesce acentrare meglio verso metà. Bellissimo. "No Moon At All" è una ballad finale romantica su cui si sarebbe trovato bene il Dexter Gordon dei tempi migliori o, meglio, Massimo Urbani (Dio o "la legge di causa ed effetto" o il Signore delle Grandi Praterie l'abbiano in gloria). Incedere mediamente swingante e bluesy con sapori di modernariato. Il pezzo giustissimo per chiudere un album che è un capolavoro. È pur vero che, come dice Thelonius Monk, "Voler parlare di musica è come voler danzare d'architettura" ma in qualche maniera bisognerà pur comunicare agli altri appassionati quando si trova qualcosa di bello, no? A proposito di Clint Eastwood: che c'entra? Be' Clint è un appassionato di Jazz da sempre, ci ha scodellato "Bird" (molto bello e Forrest Whittaker è bravissimo!); suo figlio poi suona il contrabbasso in un gruppo jazz. Per il suo primo disco da titolare ha voluto papà assieme a lui e siccome papa' non suona, lo ha fatto fischiettare. Day is done, folks. : -)V.

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