Astenersi jazzofili tradizionali, sciò, via!

Questo è JAZZ PER IL TERZO MILLENNIO. E' un'operazione che non ha niente da spartire con quello che Brad ha prodotto finora. E' complementare a dischi di gruppi tipo Medeski, Martin & Wood, E.S.T., oppure Bad Plus per intenderci.

Nel 2002 il timido e introverso Brad decide di "allargare" impianto e orizzonti sonori. Il classico trio non esiste più... mai vista tanta gente in studio: cominciano a spuntare vibrafoni, flauti, oboi, fagotti, clarinetti, pianoforti trattati, bassi elettrici, doppie batterie (Jim Keltner e Matt Chamberlain, superlativi), guitar sinth (Jon Brion, produttore del disco), e ciliegina sulla torta, rumorini elettronici qua e là.

Ma, attenzione: il disco in questione è rigorosamente LIVE, on the floor, NO OVERDUBS, zero sovraincisioni. Ed è questa una delle cose che lo fa essere un gran bel disco. 

Mehldau ama unire sacro e profano, è dotatissimo tecnicamente, ha un' indipendenza delle mani impressionante, ma non si preoccupa di dimostrarlo ruffianamente, ma è un tuttuno con lo STRUMENTO e la MUSICA.

Detto questo è interessante notare come, nei brani proposti, tutti coraggiosi, freschi e innovativi (per qualcuno spiazzanti, forse - a partire da "Dropjes" - ma è impossibile scegliere), il pianismo tipico del nostro si amalgami perfettamente senza MAI snaturarsi. Tre sono le cover proposte: "Paranoid Android" degli amatissimi Radiohead - da URLO con un intermezzo NOISE veramente trascinante, e due ottime Beatles songs, per niente scontate, "Mother Nature's Son" mixata con "Wave" di Jobim, e "Dear Prudence".

Questo album, essendo sperimentale, è forse quello che ha venduto meno nella carriera di Mehldau, è un disco che si ama o si odia, da subito, dopo i primi 30 secondi, ma in quest'ultimo caso non c'e problema, uno si tiene gli altri, e ognuno a casa sua! 

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