Disturbanti ...

Inquietanti ...

Straordinari ...

Tremendi ...

Originali ...

Rumoristi ...

Stremanti ...

Irrazionali …

Opprimenti ...

Nichilisti ...

Estremi …

I “Biglietto per il Cervello” nacquero nel ’68 come band di rock psichedelico. Come loro egida figurava l’estroso musicista belga Joel Vandroogenbroeck (chi lo pronuncia bene tutto d’un fiato è bravo), il quale si destreggiava tra flauto, organo, tastiere, sitar e altri strumenti oltre a dedicarsi all’arrangiamento dei brani. Il primo LP, pubblicato dopo tre anni dalla creazione del progetto multiculturale e multinazionale (i vari membri della band venivano da più paesi), che prende il nome di “Cottonwoodhill”, è una delle più eclatanti e interessanti “dichiarazioni di intenti” nel contesto della musica rock. Questo primo lavoro è una sfida dal basso ai big della musica sperimentale e psichedelica. I Brainticket infarciscono questo LP (di appena trentacinque minuti) di innumerevoli spunti e idee fuori dall’immaginario del tempo. Progressismo e nichilismo si amalgamano in un mix eccellente e spiazzante, niente è banale, non si cade mai nel ripetuto, nel già sentito. In “Cottonwoodhill” convergono infiniti momenti magici e accattivanti, fatto reso clamoroso dalla presenza della suite sperimentale in tre parti intitolata “Brainticket”, a ribadire il messaggio, a ribadire un meditato e intenzionale viaggio musicale. “Cottonwoodhill” è un capolavoro cerebrale, che sfocia nel parossismo, sotto una luce positiva.

Le prime due tracce sono degli interessanti e brevi esperimenti, trascurabili rispetto alla magniloquente composizione che sfiora i trenta minuti già citata. La bellezza dell’album intero sta nella sua difficile digeribilità, nonostante gli scarsi trentacinque minuti di durata. Sconvolgente come le prime due canzoni scivolino via rapide e indolori come il taglio di un nastro, al contrario della lenta e vissuta agonia sonora di “Brainticket”.

Su una base costante di tastiere Hellmuth Kolbe, produttore e ingegnere del suono, aggiunge gli effetti sonori più disparati, rumori appartenenti alla quotidianità, come vetri spaccati, gargarismi, scimmie impazzite, aspirapolveri, sveglie incessanti e moleste, ecc … Dopo due minuti dall’inizio della composizione la vocalist Dawn Muir prende il via, sputando fuori parole sussurrate che inquietano l’ascoltatore, che lo conducono in un’altra dimensione. Orgasmi simulati, spasmodiche invocazioni, desideri repressi emergono attraverso la sua voce, sempre più insistente, sempre più anelante, la Muir perde il controllo e si dilunga in versi da posseduta, ed ogni suo respiro, ogni suo gemito si fa più sentito, più urgente, come se implorasse e cercasse aiuto disperato da qualcuno. L’ascoltatore, dopo dieci minuti di rumorismo sente la necessità di staccare, di smettere di ascoltare, di prendere fiato, ma “Brainticket” non prevede questo. I ventisei minuti devono passare senza interruzioni, altrimenti non è possibile vivere a pieno un’esperienza talmente satura di suggestioni. Una volta conclusasi la suite l’ascoltatore può respirare e, nonostante inizialmente egli si senta disorientato, subito, ormai posseduto, conquistato, vorrebbe sottoporsi di nuovo al test. Il pregio di questo brano sta nel non poter essere incasellato, né saggiato, né affrontato con razionalità. Non lo si può capire fino in fondo, è impossibile, per quanto si possa provare. Geniale!

Le note di copertina dell’album dicono: “Ascoltare solo una volta al giorno. Il tuo cervello potrebbe danneggiarsi. Hallelujah Records non si assume nessuna responsabilità.” Beh, seguite questo consiglio. Io non ho ancora osato ascoltare più di una volta nell’arco di ventiquattro ore questa musica, e penso che continuerò su questa linea. Resta di fatto uno degli album più ambigui e terrificanti degli ultimi cinque decenni.

NB (o PS) Vi ricordate l’inizio di questa recensione? Gli aggettivi con cui ho descritto i Brainticket? Beh, ogni lettera iniziale di parola forma un’altra parola, altamente descrittiva e conforme alla natura di questo disco.

Voto 10/10<

Carico i commenti...  con calma