Brendon Anderegg e Koen Holtkamp (Mountains) hanno scritto alcune delle pagine più belle della musica elettronica e ambient elettro-acustico e minimale degli ultimi anni. Difficile fare una classifica perché praticamente ogni loro pubblicazione vale il cosiddetto prezzo del biglietto, ma in definitiva soprattutto il terzetto uscito su Thrill Jockey tra la fine dello scorso decennio e l'inizio di quello corrente ("Choral", "Air Museum", "Centralia") ci hanno mostrato una coppia di sperimentatori tanto abile nella ricerca di nuovi suoni quanto nella capacità di delineare paesaggi sonori suggestivi e di grande impatto eco-emozionale.

Dedicatosi a tempo pieno al progetto Mountains, Brendon Anderegg (peraltro fondatore e titolare assieme allo stesso Holtkamp del collettivo artistico Apestaartje orientato a una mescolanza tra suoni e arti visuali con l'uso di tecnologie tradizionali e all'avanguardia e adesso di base a Broooklyn, NY) non pubblicava un lavoro solista da praticamente 13 anni, quindi questa suo nuovo disco intitolato "June" giunge in qualche maniera inaspettato, ma basta allo stesso tempo ascoltarlo per rendersi conto che non si tratti di una pubblicazione secondaria o comunque frutto di improvvisazioni.

Composto da una sola lunga traccia, "June" è una lunghissima sessione ambient di 37 minuti, ma divisa in diversi atti ideali e che si costruisce su di una serie di vibrazioni sonore di sottofondo che sembrano quasi rimbalzare su di una superficie fatta di una componentistica sintetica e che non esiste su questo pianeta, una specie di acqua flessuosa, mentre pulsazioni aliene lanciano segnali con quello che si può considerare un alfabeto morse universale; momenti più emozionali si esplicano in forme di minimalismo autogeno, come se fosse una specie di flusso di pensiero a fare scivolare i suoni su di una superficie ripida e questi cadono, cadono, cadono lentamente come una biglia in slow-motion e poi il suono esplode maestoso fino a ergersi in una tempesta radioattiva e che preannuncia quell'incontro, quella stretta di mano ideale tra due esseri appartenenti a due specie diverse, che vengono da due pianeti lontani anni luce tra di loro e che parlano lingue differenti e che magari allo stesso tempo sono cresciuti e hanno vissuto tutta la loro esistenza uno accanto all'altro senza mai incontrarsi fino a quando questo non è semplicemente successo e alla fine la forma di comunicazione più diffusa, quella più comune, persino banale diventa quel grande passo dell'uomo e quel salto per l'umanità e che sul finire della primavera, fa giusto in tempo a essere una rinascita. Una nuova genesi ideale per tutta l'umanità.

Sinceramente bello, molto forte sul piano dei contenuti emozionali e con una qualità dei suoni fantastica e senza nessuna pretesa allo stesso tempo di diventare qualche cosa di iconico o di segnare il corso della storia della musica, "June" potrà piacere a chi ama una musica ambient minimalista e concettuale, a chi apprezza il paesaggismo sonoro, una certa new age idealista e lavori di musicisti come Michael Sterns, J.D. Emmanuel, ma anche Tangerine Dream, Popol Vuh, Cluster... Consigliato.

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