Come molti scrittori di successo Bret Easton Ellis ha frequetando un corso di scrittura creativa; terminato questo, ha pubblicato il suo romanzo d'esordio.

E' il 1985 e Ellis ha ventun'anni quando pubblica questo romanzo breve (centottantacinque pagine) che ha per protagonisti alcuni giovani adolescenti wasp di Los Angeles.
Clay, voce narrante, ha diciotto anni ed è tornato a casa per  le vacanze natalizie: passerà da una festa all'altra, consumando droga, facendo sesso occasionale (ragazzi o ragazze non fa differenza per lui) e cercando di capire che è successo al suo amico di infanzia Julien.

Questa edizione è del 2006, per la collana ET dell'Einaudi ed è tradotta da Marisa Caramella.
La prima edizione italiana, Editore Pironti, conteneva un ampio saggio, che qui purtroppo manca, sul minimalismo americano scritto da Fernanda Pivano.
A chi ne fosse interessato si può cercare nella sopracitata edizione, oppure in una qualche raccolta della Pivano.

Ellis appartiene, insieme a David Leavitt (1961) e a Jay McInerney (1955) , ad un gruppo di giovani autori che negli anni ottanta proseguirono il percorso iniziato da autori come Cheever e Carver (e prima ancora Richard Yates) spostando però la loro poetica verso il mondo alto borghese.
Ad essere precisi anche Cheever raccontava della classe benestante, ma questi giovani autori spinsero più in là il limite: indugiando (ed in seguto impantanandosi) sul cinismo e l'immoralità dei ricchi, e guardando ancora di più all'essenzialità linguistica.
Il minimalismo letterario nacque verso il 1976 come reazione ai post modernisti che guardavano unicamente alla ricerca stilistica, alla sperimentazione ed a un ottica di arte per l'arte.
Quello dei minialisti fu un ritorno all'origine: essi si legarono al realismo parlando di problemi economici o sentimentali delle  persone normali, senza retorica e senza fronzoli.
Essi si rifacevano direttamente e Hemingway in maggior misura, Fitzgerald in minore, e indirettamente a Flaubert, al suo antiromanticismo e alla sua ossessionante perizia tecnica.
L'essenzialità era condizione necessaria.

Se volessimo paragonare questo libro di Ellis ad un movimento delle arti figurative potremmo parlare degli iperrealisti.
Chuck Close, Ralph Goings e Richard Estes sono stati i principali fondatori del movimento originario.
Il movimento, nato verso la fine degli anni sessanta, prevedeva la riproduzione mimetica dei simboli e delle icone dell'American Dream.
I quadri, che sembravano fotografie ma erano generalmente dipinti a mano e copiati da fotografie vere, rappresentavano giocatori di football, tavole calde anonime o pick-up, e finivano col apparire come un esercizio di stile artigianale mirato ad ironizzare allusivamente ai simboli portanti di una cultura.
Allo stesso modo la scrittura di Ellis, sfruttando la tecnica dello straniamento e dell'impersonalità (altra caratteristica tipica del Minimalismo, ereditata dal naturalismo e presente anche in Verga), ci introduce nella società dei ricchi rampolli, mostrandocene con esibita impassibilità i vizi, le dipendenze e il vuoto morale.
Il testo si presenta in tanti paragrafi separati l'uno dall'altro, rapidi e densi episodi della vita di Clay.
I dialoghi, asciutti, inutili, vuoti di emozioni e ripetuti senza convinzione, non servono ad altro che sottolineare l'illogicità e l'irrealtà, fatta di eccessivo benessere, in cui vivono i protagonisti all'interno della loro quotidianità.
Purtroppo però, mancando il libro di un'autentica storia, un'evoluzione, finisce col sembrare un po' piatto.
Ma va anche ricordato che questo è dovuto alla tecnica dell'anticlimax, pure questa largamente usata dai minimalisti.
Mentre per quel che riguarda la storia in sè, bisogna riconoscere che la sua specificità non è tanto raccontare qualcosa, bensì riassumere un mood.
Il languore, lo spleen, l'insensibilità e l'adolescenza mancata dei protagonisti, cresciuti in una società dove l'opulenza ha soffocato la volontà di vivere e reso aride tutte le prospettive.
"Meno Di Zero" è in sostanza una critica, un po' bacchettona e semplicistica, al cinismo della società dei consumi.

Ma senza voler cercare sofisticazioni intellettuali possiamo dire che questo romanzo ha veramente il ritmo di un videoclip, tutto in prima persona, ci accompagna in giro per quella Los Angeles iconica che è stata per anni mitizzata, mostrandocene con voyerismo il lato più debosciato.
Lo ritengo personalmente migliore del seguente "Le Regole dell'Attrazione" ma rischia di stufare il tono perennemente sopra le righe, per la storia priva di spunti originali e la narrazione monocorde.
Infatti Ellis, peccato di gioventù forse, sembra  rivolgersi al lettore cercando di stupirlo a tutti i costi.
Banale  la soluzione di giustificare la deriva morale dei protagonisti anche, ma non solo, con i soliti genitori assenti, divorziati e pure poco sensibili.
Si tratta di una motivazione abusata che ha favorito una certa superficialità in molti romanzi o film.

Tant'è, difetti a parte "Meno Di zero" è l'opera prima un pò sopravvalutata di uno scrittore dai risultati altalenanti.
Il tempo ha già smussato certe asprezze di costume, facendo luce su quello che è il suo reale valore; rimane però il dubbio se la propensione di Ellis a mostrarci ogni aspetto scabroso sia frutto della sua critica o della sua volontà di magnetizzare il pubblico.
In ogni caso, se letto con coscienza, può restituire un pò di quell'emozione ed energia che sucitò al momento della sua uscita, vent'anni fa ormai.

-Da leggere rigorosamente ascoltando: Bad Religion, Black Flag, Adolescents come contraltare allo sfavillante mondo degli youppies.
                                    

 

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