Ci sono un sacco di motivi che mi spingono a recensire questo non riuscitissimo secondo lavoro solista dell'ex frontman degli indimenticati Suede. Vado ad elencarveli:

1) La recensione del primo omonimo presente qui su debaser è, a mio avviso ingiusta. Il disco è stato uno dei miei preferiti quando uscì. In un certo qual modo, quindi, vorrei riscattare la figura di un artista che comunque è stato in grado di scrivere da solo cose egregie.

2) A volte sento il bisogno di avere/ascoltare dischi scarni, embrionali come "Wilderness". Questo perché, se va bene, un opera solo chitarra, piano e poco altro, è in grado di comunicare ed emozionare come poche altre.

3) La voce di Brett rimane per me una delle più belle scoperte degli anni novanta.

4) Questo disco, nonostante alcune imbarazzanti cadute di tono (l'inconcludente "the empress") e qualche errore madornale (scegliere di far re-interpretare la splendida "Back to you" da Emanuelle Seigner ed il suo approssimativo inglese) è onesto, anche nella sua brevità, trentadue minuti scarsi , e contiene bei pezzi: "a different place" e "Clowns", per esempio.

5) Brett Anderson, comunque, non se l'è mai tirata. Anche quando anticipò la scena brit pop con "suede" del 93.

6) "Back to you", in versione b-side nel primo disco, è una delle canzoni più belle mai scritte.

7) Brett Anderson rappresenta quell'Englishness in musica che si sta via via perdendo e che dopo Bowie-Morrissey, non vede oggi oltre a lui, altri rappresentanti.

8) Ho visto d'un botto tre recensioni del nuovo degli U2 e mi son girate le palle.

La brevità dello scritto si confà alla durata del disco. Il disco è da due-e-mezzo. Arrotondo a tre.

Posso?

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