Per motivi anagrafici mi persi l'uscita nelle sale cinematografiche di "Carrie" da noi ribattezzato "Carrie, lo sguardo di Satana", ma dai dizionari e dalle riviste di cinema, iniziai a collezionare recensioni e foto del film. Ero un bambino che al pallone preferiva i ritagli di carta stampata, e il volto di Sissy Spacek, che la stampa dell'epoca definiva "la diva bruttina" mi si è impresso nella mente, in modo indelebile, posso affermare oggi a distanza di tanto tempo. Quest'anno è il quarantennale del film, che nel 1976 vinse il Festival Horror di Avoriaz, e fece ottenere alla Spacek la prima candidatura all'Oscar. Quando poi approdò in TV alla fine degli anni '80, mi resi conto che era ancora meglio di come me lo ero immaginato. Di Carrie mi affascinò il suo essere anonima o attraente e distanza di una sola inquadratura, fragile o scatenata, vittima o carnefice, insomma conteneva moltitudini per dirla alla Whitman, e il film passava dalla commedia all'horror senza colpo ferire. Alcune immagini che avevo su carta le vidi animarsi e centuplicare il loro effetto: una su tutte quando la madre accoltella Carrie alla schiena. La storia è nota: Carrie bullizzata a scuola dalle compagne, viene invitata al ballo finale dal bello del college solo per poterle fare uno scherzo e lei si vendica sfoderando poteri psico-cinetici che faranno una strage. La locandina che vedete la ebbi in camera per diverso tempo, me la procurai alla S.A.C., a Roma, un luogo meraviglioso dove potevi trovare locandine e manifesti originali di una miriade di film, non sò se c'è ancora, forse è solo un luogo della memoria, ma il film resiste, anche al sequel che mi sono rifiutato di vedere, e spero venga degnamente festeggiato quest'anno!

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