C'è qualcosa nella figura di Elizabeth Short che ti inchioda. Non si tratta del look da pin-up anni '40 sciaguratamente riesumato da Dita Von Teese. E' di più. E' il fascino di una bellezza pura ed eterea macchiata dalle sue stesse ambizioni, di due occhi glaciali troppo infantili e di un corpo eccessivamente fragile per assistere alle brutture che si celano dietro lo sbrilluccicante mondo dello spettacolo e per prenderne parte. La Dalia nera prima di essere stata vittima di un omicidio è stata vittima di sé stessa.

Forse l'alone di fascino di cui è circondata la Short deriva dal fatto che è realmente esistita e realmente fu accoltellata brutalmente da un ignoto criminale, il 15 Gennaio 1947. Il celebre scrittore statunitense James Ellroy notò delle somiglianze fra il suddetto caso di cronaca nera e l'assassinio della madre e forse questo lo spinse alla stesura di un romanzo intitolato come il soprannome dato ad Elizabeth, "The Black Dalia". Proprio così la chiamavano a causa della sua passione per il film "La Dalia azzurra" e la predilezione del nero per l'abbigliamento.

Brian De Palma parte da questi elementi per la realizzazione di un ottimo film girato nel 2006. Non manca niente: c'è il romanzo di Ellroy alla base della sceneggiatura, c'è una splendida Mia Kirshner a rievocare la malinconica e sensuale Elizabeth, c'è il nero dei suoi abiti, della cronaca, del mistero. C'è anche una Los Angeles ricostruita in Bulgaria di metà Novecento popolata da detective e ispettori di polizia con tanto di Borsalino (Josh Hartnett, Aaron Eckhart), femme fatale (Hilary Swank), platinate fumatrici (Scarlett Johansson). Insomma, le premesse ci sono tutte (fra alti e bassi). Lee Blanchard e Dwight Bleichert, ex pugili innamorati della stessa donna, indagano sullo strano (e già citato) assassinio della Dalia Nera, ossia Betty Short, il cui cadavere presenta segni di violenza sessuale e un taglio all'altezza della bocca da un orecchio ad un altro come un macabro pagliaccio. Attraverso la testimonianza di pochi amici e parenti, un esempio per tutti la divertente Rose McGowan, e i filmati che riprendono Betty durante vari provini e un porno amatoriale, i due scoprono un torbido giro di pornografia, corruzione, relazioni saffiche, ossessivi maniaci che si muove sotto le accecanti luci di Hollywood e nel quale è coinvolta la ricca e depravata Medeleine, amante di Dwight. Il noir si conclude in un tragico epilogo.

De Palma realizza un mix variegato ma ben riuscito fra il Lynch di "Strade perdute" e "Mulholland drive" con le atmosfere del miglior Hitchcock, senza dimenticare l'omaggio a Paul Muni. Ad aiutarlo ci pensa un cast di tutto rispetto: (quasi) niente da dire su Hartnett ed Eckhart i quali riescono a impersonare i classici investigatori statunitensi degli anni '40 che si destreggiano fra fumo, nebbia e bettole da proibizionismo. Imprevista la Swank- mala femmina ma non deludente, al contrario della Johansson, fisicamente spiaccicata per la parte ma che sembra non riuscire a destreggiarsi fra la donna misteriosa con la perenne sigaretta fra le dita e la casalinga disperata. Riesce ad adombrarla persino la Kirshner, complice delle sue ottime capacità interpretative, nonostante appaia molto di meno rispetto alla giovane Scarlett. De Palma si rivela abile anche nel sottolineare l'ossessione di cui sono preda i due protagonisti nei confronti della Dalia Nera, non a caso l'amante di Dwight è Medeline, vagamente somigliante a Betty. L'ipotesi di un omaggio al controverso rapporto che legava Ellroy alla madre non è da escludere.

In virtù di ciò, molto della pellicola è riposto nelle sequenza dei filmini in bianco e nero girati che hanno per protagonista la Dalia Nera, interessante trovata tecnica che sembra voler strizzare l'occhio al Van Sant di "Mala Noche" (Vedi recensione... ebbene si, mi faccio pubblicità... embè?). Inutile sdilinquirsi sulla abilità del regista nel costruire scene cariche di suspance e tensione.

Ma parliamo anche dei difetti. Inutile ribadire l'inespressività intrinseca della Johnasson e alcune forzature nella recitazione decisamente da smussare. De Palma inoltre esagera nel fornire una visione assolutamente degradata dell'America del secolo scorso: ogni personaggio nasconde un peccatuccio, forse anche le comparse e l'aiuto regia. Infine fare confronti con il libro poiché, come al solito, sarebbe banalmente tragico. Ma per gli occhioni blu della Dalia Nera questo e altro...

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