"Here we are, stop by this river. You and I, underneath the sky that's ever falling down, down, down..Ever falling down."
"Altrove" è uno stato mentale. Una pagina bianca. La striscia continua stradale che ho davanti il vetro del parabrezza. Non ha idee né declinazioni, segue il moto perpetuo e regolare di una destinazione immaginaria. Queste vie e luoghi fuggono quotidianamente da innocenti segreti, nascondono la vita degli uomini nelle case squadrate sparse tra i campi d'orchidee e tulipani rossi, in un minuscolo e trasandato bar dalle pareti scrostate, o nel fuoristrada della guardia civile fermo lungo i bordi degli alberi, guardiani del bosco. Sognare è un percorso talvolta tortuoso, un cubo di Rubik dietro sottili sensazioni e stagioni ermetiche. Ho le mani fisse sul volante, e la lancetta del contachilometri è stabile alla media dei settanta orari vietati dal cartello nel rettilineo. "Altrove" potrei perdermi in pensieri vaghi e astratti, mentre il verde della campagna scorre dai finestrini. In un lungo, interminabile silenzio pacificatore dove l'individualismo torna protagonista, e la strada maestra porta al fiume sacro custode di angeli e demoni. L'asfalto ora scompare in acque impetuose, il cielo è lo specchio sovrano della terra, e la terra il riflesso assoluto dei cieli.
Cerco una vecchia musicassetta Sony nel cruscotto, la trovo. Lato A "Before And After Science", lato B "Q: Are We Not Men?, A: We Are Devo!". Un bambino mi sorride e saluta dall'altalena di un piccolo prato, sterzo a destra prima dello stop all'incrocio. No One Receiving. Rilascio la frizione e accelero lentamente. Il tappeto percussivo di Phil Collins suona inesorabile e familiare, anticipatore di profumi etno\world e contaminazioni white-funk; un'inedita chimera nel Settantasette. La voce del demiurgo Eno declama in un mantra narcotico, sostenuto dalle linee del basso di Brian Turrington. Backwater è una filastrocca pop\rock dai ricami new-wave, con rapide quanto efficaci incursioni melodiche al sintetizzatore, e Kurt's Rejoinder una breve sincope atmosferica. Osservo, con passivo distacco, un cane dallo sguardo triste, e macchie grigie, camminare stanco ai lati del fosso. Intanto smuovo la testa avanti e indietro sulle note incalzanti e danzerecce, tra dissonanze al piano, elettronica epilettica e chitarre nevrotiche, della cerebrale King's Lead Hat ( anagramma di Talking Heads, dei quali Brian Eno fu produttore storico e in pratica quinto membro per tre album, fino l'epocale Remain In Light). Here He Comes è un gioiello immortale, che dimostra l'immensa classe intellettuale dell'ex Roxy Music in un ambito pop spesso sottovalutato: una melodia leggera e raffinata, semplice e così perfetta che ogni volta sembra avere un nuovo inizio, come ciclici cerchi di fumo nell'aria. Julie With... vive di pause impalpabili e rarefatte, del ricordo assordante tramutato in silente coltre di tastiere nebbiose. Sospensioni spazio-temporali che hanno l'inconfondibile marchio di fabbrica dell'artigiano\manipolatore Eno, un subliminale ed etereo ambient-pop. Se il pensiero umano avesse un suono a rappresentarlo, forse sarebbe questo.
Through Hollow Hills è uno stupendo strumentale dedicato a Harold Budd, nuvolette di elettronica onirica su paesaggi metafisici cari a Salvador Dalì. Giunto in prossimità di un enorme cancello, decido di tornare indietro e innesto la retromarcia per una rapida inversione a U. Riassaporo lo sfondo infinito dei campi che avevo lasciato, l'odore della natura fertile in primavera, il contadino che pascola un gregge indisciplinato. By This River probabilmente non appartiene a questo mondo, almeno non al mondo di superficialità ostentata e cieca di questi anni. By This River è una preghiera raccolta nelle profondità dell'anima, la calma zen nel caos universale, un capolavoro di malinconiche note al piano e soffici tastiere abbracciate dal canto minimale di Eno. Il memorabile viaggio interiore del "prima e dopo la scienza" termina con il commosso finale dell'elegiaca Spider And I, che cancella tormento e dubbio in una cosmica pace dei sensi, dominati da un synth eterno e solenne.
Qualcuno ha detto che il tempo è la memoria dell'uomo, polvere nella clessidra delle nostre esistenze. Before And After Science di Brian Eno allora travalica discorsi, mode, epoche e governi. Opera di estrema e lucida sintesi popolare, sgretola ciò che è stato per aprire le porte a una nuova era, "oltre la scienza" e dannatamente influente del nostro presente. Incredibile a dirsi per un album uscito nel 1977, realizzato da quello che rimane il più grande producer della storia con il contributo di Robert Fripp, Phil Manzanera, Collins, e dei Cluster: l'alchimista Brian Eno non smussa angoli o spigolature, il suo straordinario tocco è quasi invisibile in fase di registrazione, e rende i propri lavori "naturali" e austeri nel loro severo rigore formale.
Quindi torno sulla via di casa, accarezzo il pensiero di questa tranquilla e assorta domenica pomeriggio, e giro alla sinistra dello stop vicino l'incrocio. Quel cane dal passo dimesso, intravisto poco fa, siede all'ombra del grande campo di fieno dorato. Non mi guarda, ha gli occhi lontani di chi cerca un riparo dalla solitudine. Il bambino biondo è ancora nel prato che gioca, sente il rumore dell'auto e accenna un timido saluto. Mi sorride, serenamente. Lo vedo e agito la mano. Anche se non ho aperto bocca, avrei voluto urlargli a pieni polmoni soltanto "ciao".
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