Notte, notte fonda
Le piccole vie della città sembrano avvolgerti, unendosi tra loro; il freddo sfiora le dita e increspa le labbra. Non c'è luce, niente è visibile, solo delle voci.
Voci che provengono dalla tua testa. E poi, per ultima, una melodia
Ci deve esser della musica che descriva tutto questo... questo momento.
Regola fondamentale di Brian Eno è che non è la musica a suggerire le immagini, bensì le immagini a suggerire la musica. Sono i famosi "ambienti": spazi ampi da riempire con il suono più adatto; le note sono un semplice orpello, un delizioso stucco nell'immaginazione.
Mi piace pensare che per questo "Drawn From Life", scritto in collaborazione con Peter Schwalm, giovane (e geniale) compositore tedesco che si diverte a spaziare tra basi elettroniche e percussioni, l'immagine suggeritrice dei suoni in esso contenuti sia proprio quella sopra descritta: un buio e solitario paesaggio metropolitano.
Il disco, in effetti, rivela un'anima cupa ed urbana; a dominare sono delle ritmiche ipnotiche e al tempo stesso ossessive: solo di tanto in tanto interverranno gli archi e le voci, piccoli sprazzi di luce in un paesaggio sonoro dipinto perlopiù a tinte fosche.
Esempi di questo particolare connubio musicale sono "Like Pictures", in cui tocca alla delicata voce di Laurie Anderson cercare di emergere dal mare elettronico creato da Schwalm e Eno; la splendida "Persis", piccola gemma costruita intorno all'intrecciarsi del suono puro e solenne degli archi con quello lento e ammaliante delle percussioni (elettroniche prima, acustiche poi) ; "Bloom", incantevole momento finale, dominato ancora una volta dai beat, ora contrapposti a degli onirici suoni di tastiera e di violino e "Rising Dust", inquietante composizione giocata su un sinistro suono di Vocoder.
"Drawn From Life" è la descrizione di un immagine: è la dimostrazione che è possibilie creare "musica per gli occhi".
Eno c'è riuscito ancora.
Carico i commenti... con calma