Sono un pirata, sono un signore? O sono soltanto un vecchio rincoglionito? Vi prego, non siate cattivi. E intanto facciamo che sono una specie di gentleman, fa niente se me lo dico da solo.
Se penso da dove sono venuto, un luogo senza un libro in casa e dove a splendere era un'estetica da Mercatone, beh, insomma, in fondo mi è andata bene.
Certo, sono uno cresciuto a merendine e televisione, quindi, ovvio, non posso essere questa gran cosa.
Da quel poco che avevo però, Giamburrasca/Alan Ford/Arsenio Lupin/Cochi e Renato/Peanuts, trovavo il necessario per vivere un pochino come sulla luna, srotolando il mio personale tappeto della fantasia.
Era una soffitta, era una cantina, col piccolo registratore sempre acceso, Battisti prima, De Gregori poi. E Profondo Rosso con le sue musiche di paura.
E poi infine dischi come questo che al primo ascolto dicevi “ma dai!”, poi piano piano ci arrivavi...
Eravamo piccoli però e allora per difenderci ci veniva da ridere. Brian Peter George St John le Baptiste de la Salle Eno, ma per favore!!! Meglio, molto meglio, Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez Y Gonzalez. Zagor di sicuro lo capivamo meglio.
Del resto mica ci accorgevamo della bruttezza che ci circondava, la sciatteria priva di ogni gusto era il solo mondo possibile. Poi se alla fine ce ne siamo accorti è anche per merito di dischi come questo.
Gia, i dischi.
Che tutta quell'intelligenza ci è arrivata addosso proprio con la musica, ovvero con un'esperienza estetica diretta e, per così dire, fisica.
Poi son venuti i libri, certo....
E poi, ancora, quel tipo di intelligenza che di libri e musica non ha alcun bisogno.
Ma, intendiamoci, son tutte cose che mi han solo sfiorato.
Io non son che un cretino...
...
“Ciao automatismo”
“Ciao emozione”...
“Che cazzo dici, Lulù?”
“Tranquilli, poi ci arrivo”
...
Et voilà, una melodia da lanterna magica o palla di vetro, poi l'aristocratica ennui della voce. E accontentatevi, che meglio non lo so dire.
Soprattutto però è quel che vien dopo, tipo una tastierina sbattuta nel frullatore e poi ripassata in padella..
A me è venuta in mente una pianola meccanica o una sua stretta parente. Anche perché Eno aveva uno zio e questo zio aveva in casa proprio uno di quegli strani aggeggi.
“Automatismo ed emozione”, pensò allora il nostro giovanotto. E questa è la prima cosa, il fatto che, appunto, il giovanotto fosse una testa pensante.
La seconda cosa è che è bello che concetti opposti si scambino un saluto, seppur di lontano. E questa cosa succede qui, traccia otto o nove di questo album..
E quindi:
“Ciao automatismo”
“Ciao emozione”...
...
Magico scrigno dell'absolute beginner, questo disco sa due volte di giovinezza, la mia immagino, ma anche quella di certa musica.
Che tutto qui è per la prima volta, del resto chi aveva mai sentito parlare di cose tipo camera dei segreti, oppure del frullatore/crogiuolo creatore e divoratore di suoni?
E si contemplano tutte le possibili relazioni tra due paroline di tre lettere (art /pop) e una di quattro (play) con quest'ultima intesa soprattutto come imprevedibilità e gioco. Il calcio è bello grazie alla follia della palla.
...
Qui si abita un mondo tra caso e controllo, tra ruota della fortuna e scienza, come se un incongruo anello di congiunzione riunisse nella stessa persona il Grillo Parlante e Pinocchio.
Ecco allora una sorprendente freschezza “cum grano salis”. Una personalissima “grammatica della fantasia”, che se c'è una logica c'è anche una fantastica e qui logica e fantastica ci sono tutte e due..
E tutto si tiene: suoni d'antan storpiati, la decadence annebbiata, il luccichio ancora glam, le esplosioni da moderno piccolo chimico e tanta new wave in anticipo sui tempi.
Senza contare certe canzoni che sono la prova provata che persino un dandy canta sotto la doccia. E lo fa, tra l'altro, con una voce molto testa d'uovo scuola d'arte.
Insomma, un capolavoro...
Trallallà...
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