Brian Eno in persona ha specificato come stanno le cose con un annuncio sulla sua pagina Facebook: praticamente la pubblicazione di questo disco (rilasciato esclusivamente solo in formato digitale) sarebbe legata a ragioni politico-economiche.

Una conseguenza della Brexit che nella pratica avrebbe avuto la immediata conseguenza di un aumento dei prezzi in tutto il Regno Unito di tutte le App (l'opera aveva infatti anche un contenuto visuale creato dal programmatore Peter Chilvers= e fatto aumentare di conseguenza anche il prezzo di 'Reflection', un disco oppure meglio un vero e proprio progetto che lui aveva voluto costruire allo scopo sperimentale di verificare quali sensazioni suscitasse il disco emotivamente su se stesso e sugli altri.

Un vero e proprio esperimento sociologico e allo stesso tempo 'spaziale' nel senso di considerare come la musica ascoltata in un determinato spazio determini le emozioni dei diversi soggetti presenti in esso e questo a seconda anche del numero di soggetti coinvolti.

Non siamo ovviamente agli stessi livelli di 'Rhytm 0' di Marina Abramovich, la performance dell'artista nel 1974 che si svolgeva per la durata di sei ore consecutive e in cui l'artista, privata volontariamente di ogni volontà (sembrerebbe un gioco di parole, eppure...), si metteva completamente a disposizione del pubblico, che aveva 72 oggetti per poter interagire con il suo corpo come meglio avrebbero ritenuto opportuno.

Chiaramente, dopo una iniziale titubanza del pubblico, l'esperimento degenerò in manifestazioni più o meno violente e scabrose, rivelando così la natura più degenerata dell'essere umano e come questo sia facilmente eccitabile quando fa parte di quella che potremmo definire come 'massa'.

Dubito sinceramente che l'ascolto di 'Reflection' potesse e possa portare a conseguenze di questo tipo, ma va da sé che, trattandosi di un esperimento (anche sociologico), l'opera era intesa per essere ascoltata dal maggior numero di presone possibili.

'Un disco di musica sperimentale destinato alle masse' e a parte questo quello che è stato considerato a partire da 'Lux' del 2012 il seguito di quella che qualcuno ha voluto considerare come la seconda età dell'oro di uno degli artisti più influenti di tutti i tempi non solo per quello che riguarda la musica elettronica e d'avanguardia.

La conseguenza di tutto questo ragionamento è stata in definitiva quella di pubblicare a un solo mese di distanza anche 'Sisters', scaricabile gratuitamente per tutti quelli che avevamo comprato 'Reflection' e nella pratica composto da quattro sessioni (quattro 'sorelle': 'Hannah', 'Irial', 'Darla', 'Anya') dalla durata di 15.14 minuti ciascuna e create con la stessa tipologia di algoritmi adoperata precedentemente.

Nella pratica, nulla più che un'appendice di quello che è stato 'Reflection', costruito sugli stessi presupposti e attraverso le stesse combinazioni sonore e solo con una formula differente.

Più che domandarsi dunque in questo caso sui contenuti musicali dell'opera, che va da sé, sono derivativi rispetto al progetto principale, è lecito domandarsi quanto il concept che l'artista abbia voluto sviluppare nel complesso abbia effettivamente un senso alla luce dell'attuale funzionamento del mercato discografico.

Certo, avere rilasciato 'Sisters' gratuitamente per chi aveva comperato l'opera principale è un atto lodevole e ha senso se correlato all'obiettivo fondamentale di allargare ulteriormente le basi per quello che egli ha voluto proporre come un esperimento. Ma che senso ha questo esperimento pure correlato alla funzionalità delle app visive scaricabili su smartphone? Proprio questo anzi rende la fruizione dell'opera nel suo complesso ancora di più qualche cosa di esclusivamente individuale.

Ma del resto proporre installazioni audiovisive da portare in giro per il mondo è qualche cosa di impegnativo e allo stesso tempo di troppo ambizioso. Quanto qualche cosa di questo tipo potrebbe diventare d'interesse 'massivo' e scatenare le attenzioni di un elevato numero di persone? Brian Eno propone quelle che sono sensazioni dettate da una musica ambient intelettuale e riflessiva, così lontana dagli istinti di ogni tipo che può scatenare la visione e la totale 'disponibilità' di un corpo umano come nel caso dell'esperimento di Marina Abramovich.

La sensazione finale è che forse l'effetto ottenuto da opere come queste, per quanto lodevoli e indiscutibili sul piano 'tecnico' e artistico, è quello di contribuire a un isolamento dell'individuo che può essere ancora maggiore. Oltre che quello che possiamo definire nella maggior parte delle persone come indifferenza, passività totale. Immobilismo.. Ma d'altro canto non possiamo escludere che sia proprio questo quello che Brian Eno alla fine si proponeva di dimostrare.

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