Magari non ti aspetteresti di trovare un museo dedicato specificamente ai due grandi traslatlantici, il Lusitania e il Titanic, nel cuore di Liverpool. E invece questo posto c'è. Esiste. Si trova sulle rive del Mersey e a pochi passi da uno di quelli dedicati ai Beatles. Si chiama 'Merseyside Maritime Museum' ed è ovviamente un museo marittimo, ma con una vasta sezione, in pratica la maggior parte degli spazi a disposizione, dedicati ai disastri del Lusitania e del Titanic.

Il fatto è che ovviamente ci sono un sacco di legami e di connessioni tra la città di Liverpool e la storia di questi due traslatlantici.

Lo sapevi che il Capitano Smith del Titanic è stato di base al Merseyside per quarant'anni. Viveva vicino Liverpool prima di trasferirsi a Southampton, la città da dove avrebbe poi preso il largo a bordo di quella che al suo tempo era la più grande nave mai costruita e in quel viaggio che mai terminò in direzione di New York City, USA. E fu un traslatlantico della Cunard Line di base a Liverpool, il Carpathia a effettuare il salvataggio di tutti quelli che sopravvissero al disastro.

Ci sono un sacco di storie da raccontare. C'è quella di questo suonatore di violoncello di nome Fred Clarke, che abitava al 22 di Tunstall Street, Smithdown Road, Liverpool, e che cominciò a suonare mentre il Titanic affondava e c'è la storia di Fred Fleet, quello che per primo vide l'iceberg, la donna bianca. Era di Liverpool anche lui.

Perché vi sto raccontando tutte queste cose? Perché sono le prime cose cui io abbia pensato quando ho ascoltato questo disco per la prima volta. Ho pensato al Titanic e al Lusitania, il traslatlantico britannico che fu bombardato e affondato dai tedeschi il 7 maggio del 1915. Era anch'esso come il Titanic registrato al porto di Liverpool ed era proprio a Liverpool che era diretto (da New York City) in quello che fu il suo ultimo viaggio.

Comunque non mi sbagliavo. Voglio dire, a quanto pare alla fine Brian Eno avrebbe scelto il titolo, 'The Ship' (Warp Records), proprio riferendosi all'episodio dell'affondamento del Titanic. Un evento che ha voluto definire come, 'L'apice raggiunto dall'umanità per quello che riguarda lo strapotere della tenica e destinato in quanto tale a essere il più grande trionfo dell'uomo sulla natura.'

Be', francamente non credo che altre parole avrebbero potuto descrivere meglio che cosa aveva significato il Titanic e perché questo e tutta la vicenda abbia un significato così importante ancora oggi. Questo spiega perché il Titanic e il suo affondamento siano diventati nel corso degli anni un vero e proprio mito: quello che accadde fu un disastro, ma fu anche un episodio rilevante in quella che è la storia dell'eterno scontro tra l'uomo e la natura e su cui il primo cerca sempre di prevalere. Il nome della nave del resto, dalla mitologia greca, era 'Titanic' e come tale si rifaceva ai 'titani': il fatto che il suo affondamento costituisca quello che è uno dei più grandi 'miti', una delle più grandi storie dello scorso secolo si potrebbe considerare a questo punto ironia della sorte. Non lo so. Fatto sta che continueremo a parlarne per centinaia di anni. Ne sono sicuro.

Brian Eno aveva inizialmente lavorato a queste tracce che poi sono diventate parte del disco, come allestimento per una installazione sonora polifonica a diversi canali. È stato solo successivamente che ha ripensato alle sue composizioni e ha deciso di modificarne le strutture e in modo tale di inserirci le voci e creare delle atmosfere differenti. Quello che si proponeva era di registrare della musica che potesse essere lo sfondo di una qualche ambientazione. Voleva letteralmente ambientare degli eventi sonori in un grande spazio libero e senza confini. Gli è venuta così in mente la prima guerra mondiale, che pare sia una sua ossessione ricorrente e che lo avrebbe sempre affascinato a causa di quella che avrebbe definito come una straordinaria follia transculturale derivante dall'esplosione e lo scontro di diversi imperi. Ed è stato a questo punto che gli è venuto in mente il Titanic, la nave inaffondabile.

I due disastri del resto (quello del Titanic e del Lusitania) sono entrambi connessi alla prima guerra mondiale. La storia dell'affondamento del Lusitania è già stata accennata. Che dire invece del Titanic. Affondò praticamente due anni prima dell'inizio della guerra e se ci pensate, è proprio così, è come se i due eventi fossero in qualche modo connessi e consequenziali: la storia dell'umanità era arrivata a un punto di non ritorno. Quello che accadde al Titanic fu lo stesso che successe con lo scoppio della prima guerra mondiale e poi venti anni dopo, della seconda. L'inevitabile.

Potrebbe allora l'affondamento del Titanic essere in qualche modo una metafora per parlare della prima guerra mondiale? La sensazione ascoltando l'album, che è composto da due composizioni sonore (la seconda divisa in quelli che potremmo definire come tre atti), è che i suoi contenuti, la musica ti fa sentire allo stesso tempo agitato, ansioso, come se ti stesse per accadere qualche cosa. D'altro canto è anche vero che ho parlato di questo disco e delle sensazioni che ne derivano, dicendo che ascoltarlo è come sentirsi, muoversi, galleggiare lentamente all'interno di una placenta. E la placenta è la nave ovviamente. Si dice che nel corso dei nove mesi che passiamo all'interno del ventre materno, riviviamo tutto il processo evolutivo dell'umanità dagli origini della storia e fino a diventare uomini. Dei sapiens, voglio dire. E penso che in un certo senso allora Brian Eno abbia voluto trasmettere questo tipo di messaggio agli ascoltatori.

Sapete. Quando ero un ragazzo, avrei voluto diventare un marinaio. Sono sempre stato affascinato dal mare, questo è sicuro, ma credo che la ragione principale per cui volessi diventare un marinaio, è che in realtà io non volevo essere da nessuna parte in particolare. Volevo viaggiare attraverso il mare e da un continente all'altro e senza fermarmi mai in modo tale da poter andare ovunque e allo stesso tempo scomparire, non essere in nessun posto.

Ascoltando 'The Ship' si ha la sensazione di essere in uno stato di sospensione e dove i concetti di spazio e tempo perdano ogni significato. Su un leggero sottofondo di sonorità droniche si erge una voce indistinta e allo stesso tempo evocativa e riverberata accompagnata dal suono dei synth. Brian Eno pare abbia deciso di fare questo disco per una ragione in particolare: cioè per fare degli esperimenti per quello che riguarda la sua voce e questo da quando ha scoperto di poter cantare nella tonalità di do basso. Una cosa curiosa è che la voce, la cadenza della voce mi ha fatto pensare a una famosa canzone dei Velvet Underground e contenuta nel loro primo disco, 'All Tomorrow's Parties'. La cosa è ulteriormente curiosa alla luce del fatto che la seconda composizione, 'Fickle Sun', che come detto è divisa in tre movimenti, si concluda in effetti con una cover della canzone dei Velvet Underground, 'I'm Set Free'. Un vero e proprio omaggio di Brian Eno a una band che del resto ha sempre considerato tra quelle più influenti di tutti i tempi e che ribadisce di considerare assai influente ancora oggi.

'Fickle Sun' è una composizione varia e eterogenea e per lo più strumentale. Onda dopo onda riprende in parte i toni di 'The Ship' per poi dipanarsi in tre atti. Già detto del terzo, bisogna menzionare il secondo, 'The Hours Is Thin', che con gli stessi contenuti emozionali della composizione-base introduce il suono di un pianoforte e una recitazione dell'attore Peter Serafinowicz, che in pratica è stata composta mescolando con l'utilizzo di un computer estratti di quelle che sono vecchie registrazioni di annunci e/o documentazioni verbali di navigazioni del passato.

Lo so. La maggior parte degli ascoltatori ritengono di avere il diritto di pretendere da un pioniere come Brian Eno ogni volta quello che potremmo definire 'il meglio'. Personalmente non lo so se con questo lavoro abbia oltrepassato una qualche nuova frontiera per quello che riguarda la musica elettronica e sperimentale. Di sicuro non si tratta di un disco fatto per essere ascoltato mentre siete in ascensore. Un mix di avant-garde music e con un approccio minimalista di cui Eno del resto sa essere maestro, 'The Ship' non è solo un elegante e composto album di musica ambient come avrebbe potuto essere 'Lux' ad esempio, ma è qualche cosa con un forte contenuto emozionale che, usando le sue stesse parole, deriva dalle fascinazioni legate all'affondamento del Titanic e quello che è lo scontro eterno dell'uomo tra l'arroganza e la paranoia. Lasciate perdere gli ascensori allora, qui ci vuole almeno un sottomarino.

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