Quarto album per i pisani Zen Circus e.... che album!
Brian Ritchie li nota, li vuole produrre ma alla fine entra a tutti gli effetti nel gruppo.... ed ecco che "Villa Inferno" viene partorito a nome The Zen Circus & Brian Ritchie, con l'ex batterista dei Violent Femmes che porta una mole di collaborazioni strepitose...
Si parte subito con la quinta, "Dead Penfriend" cavalcata che cresce strofa dopo strofa, il viaggio prosegue e arriva una cover dei Talking Heads "Wild wild life" con ospite alle tastiere proprio lui, mister Jerry Harrison, e poi l'attitudine da busker dei Zen Circus si protrae fino alla fine, si snoda, si rincorre, si lascia trasportare da lingue diverse (addirittura lo slavo in "Narodna Pjesna") e poi non si finisce di ballare, di muoversi, il culo si agita, Appino, Ufo e Karim urlano e maltrattano i loro strumenti, si inerpicano su una "Beat The Drum", che chiudi gli occhi e pensi "ma i Clash non c'erano più?"... si fanno accompagnare dalle sorelle Deal in "Punk Lullaby" e sembra che l'alternative rock americano abbia messo casa in Italia, cori contagiosi che ti si ficcano in testa, zingari senza fissa dimora di suoni, chitarre acustiche con corde quasi sempre in tensione, e poi arrivano le ballate, "He Was Robert Zimmermann" dedicata a Bob Dylan, "Oh, The River!" che nella sua sgraziata dolcezza è affascinante e poi gli unici tre pezzi in italiano che sono però una vera goduria, "Vana Gloria", "Figlio Di Puttana" e "Vent'Anni", che ti raccontano i tuoi anni da cazzaro, da ricordare senza piangerci sopra però....
Perché tutti adesso possiamo gridare "IO QUANDO AVEVO VENT'ANNI ERO UNO STRONZO"....
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