"'Distance' draws the mark of the falling. 'Distance' is the space between aimless strain and rebirth. Only scars show the sign of change on your skin. 'Distance' is an image of us". Così i vicentini Bright End hanno voluto descrivere "Distance", quello che personalmente reputo tra i migliori capitoli punk/hardcore made in Italy fin qui pubblicati in questo 2017. Un album abrasivo fatto di 7 pallottole impazzite, dove il mood nero dei Nostri viene spesso e volentieri allo scoperto generando malessere a vista d'occhio. Un album carico di emozioni forti e quel malsano disagio tipico della maggior parte dei gruppi di casa Deathwish. Come detto in un'altra recensione letta online su di loro, questa è la classica band che potrebbe incuriosire non poco chi ama le produzioni di casa Bannon, vuoi per il loro impatto frontale o semplicemente per via di quel sound apocalittico che i Bright End hanno messo in piedi con grande disinvoltura. Un lavoro che ci porta dritti verso inizio Nuovo Millennio, dove gente come Curl Up And Die e Planes Mistaken For Stars (tornati di recente con un gran disco tra l'altro) insegnavano alle nuove leve cosa significava essere aggressivi e fottutamente affascinanti al tempo stesso. Bravi!
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