"Forse dovrei confessarvi un piccolo segreto. Nel futuro nessuno vi ama. Questo periodo è visto come pieno di pecore pigre, egoiste, civicamente ignoranti. Forse dovreste preoccuparvi meno di me e più di questo." (John Titor)

Mi sembra fosse il mese di novembre del 2005, anche se ora non ci metterei la mano sul fuoco, un'amica mi masterizzò un disco di Bright Eyes. Non mi ricordo neanche se lo ascoltai bene o meno. Comunque sia passò nel dimenticatoio per diverso tempo. Una sera ero di ritorno da una partita di biliardo io e Alessandro contro Franceca e Giulia. Ci batterono clamorosamente e detto tra noi non ho mai amato perdere in queste sfide tra sesso maschile e femminile,perdere in queste occasioni mi da sempre un certo senso di frustrazione. Comunque sia anche questo passò nel dimenticatoio. Stavamo tornando ed Alessandro mise su una compilation inizia con un tizio che parlava ....Happy birthday Darling we love you very very very much... -Chi è Alessà?- gli chiesi e intanto iniziava una chitarra acustica e un ritmo che non poteva non avvolgermi. Mi rispose che era Bright Eyes. Io onestamente non so per quale motivo avevo pensato che facesse cacare, non so per quale motivo. Probabilmente per tutti quegli aggettivi che la stampa musicale non faceva altro che affibbiargli “Rock Boy Genius” e così via.

Tornai a casa. Ero abbastanza ubriaco. Cercai tra i miei cd e ritrovai questo cd “I'm wide awake it's morning”, non riuscivo più a ricordare il nome dell'amica che mi aveva masterizzato il cd. Era passata nel dimenticatoio. Misi su il cd ed iniziava con quella canzone che avevo ascoltato qualche ora prima e qualche birra prima. Vedo i titoli “At the bottom of everything”, la ascoltai 10 volte di fila poi prima di andare a dormire impostai il lettore a volume bassissimo e durante la notte lo ascolto piano piano.Quella notte sognai un sogno bellissimo. Passò nel dimenticatoio anch'esso.

"Voi potete cambiare la vostra worldline per il meglio o per il peggio, così come posso farlo io."

Di Bright Eyes si possono dire moltissime cose suppongo, non conosco benissimo la sua discografia, le mie recensioni o narrazioni a sfondo musicale non hanno bisogno di conoscere tutto e il contrario di tutto a proposito del loro argomento. Di certo quel che so “I'm wide awake,it's morning” è uno di quei dischi che mi accompagnano a qualsiasi ora del giorno in qualsiasi situazione sia circonstanziale che emozionale. Probabilmente si potrebbe definire Bright Eyes come il corrispettivo di Bob Dylan per la nostra generazione. Dietro il suo lavoro da una parte c'è un grande recupero della tradizione musicale statunitense e allo stesso tempo una spinta continua all'innovazione. Basti pensare che quando uscì “I'm wide awake, it's morning” un disco per lo più acustico o elettrizato, in contemporanea uscì anche “Digital ash in a Digital urn”, disco elettronico e orientato in una certa maniera all' electro-pop. "I'm wide awake, it's morning” si dipana in 10 episodi, in questi 10 episodi si ritrova uno spettro delle situazioni umane ed uno spirito di osservazione al di fuori del comune. Il disco si apre proprio con “At the Bottom of everything”, una deliziosa sceneggiatura in salsa folk dove dietro la metafora di un disastro aereo si cela la metafora del disastro della società americana. Secondo Bright Eyes una società in cui gli anarchici dormono ma non sognano, in cui nelle palle di cristallo dei magician si vede il passato e in cui è più importante imparare a memoria dei numeri è più che avere un'anima. Ed in cui l'unica vera soddisfazione è finalmente scoprire di non essere nessuno. Ricordate nel film “Altà Fedelta” la top 5 dei primi pezzi di un album? Beh sicuramente “At the bottom of everything” entrebbe nella mia.

I pezzi successivi sono un concentrato melodico di consolazione, questo è il grande pregio di Bright Eyes, riuscire a consolarti nei tuoi momenti di scoramento e a pieno titolo ne rientrano pezzi come “We are nowhere and it's now”, “Lua” e “Train under water”. Poi è la volta della dolcissima “First day of my life” in cui l'amore come nei migliori casi della poesia si trasforma continuamente tra quotidiano e straordinario ed in cui l'unica cosa che conta è il fatto di provare tale sentimento (And you said, This is the first day of my life."I'm glad I didn't die before I met you But now I don't care, I could go anywhere with yound I'd probably be happy). E' chiaro che il disco oscilla eternamente nel campo che va dal folk alla musica pop, ma è chiaro allo stesso modo che lo fa in una maniera gentile e conviviale. Va dato grande merito a Bright Eyes di riuscir a trovare il ponte che unisce l'autore con l'ascoltatore. Dopo “First day of my life” il disco senza soluzione di continuità va verso il viaggio di “Another travellin' song”, nuova idea epica dell'on the road. Non sappiamo più se esseri sorpesi per le gioie del viaggio o malinconici per questi incontri che non porteranno a nulla. E dopo “Landlocked Blues” in collaborazione con Emmylou Harris e “Poison Oak” arriva la parte finale probabilmente il momento meglio riuscito dell'album. Con “Road to Joy” sembra di entrare direttamente nell'America disastrata delle famiglie di periferia, delle anime in pena che il già citato Bob Dylan per tanto si è preoccupato di raccontare ma che in questi anni solo Bright Eyes è riuscito effettivamente a raccontare e con questo pezzo si riescono incredibilmente a mescolare Beethoven e i Nirvana (azzardo un altro paragone blasfemo: Bright Eyes il nuovo Cobain?).

In definitiva Bright Eyes ci fa entrare in una prospettiva di rivolta e studio profondo della società e della tradizione musicale americana in cui il malcontento non viene più urlato al mondo ma nello stretto delle camere da letto e poi come dice il nostro eroe anche se ci dovessimo sbagliare “Failures always sound it better

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