"La mia canoa giace sull'acqua, la sera solleva le ossa del giorno,
il sole come polvere d'oro, scivola via"
.

Così Bruce Cockburn consacra questo suo secondo lavoro, datato 1971.
E in questo incipit c'è tutto l'intento del delicato cantore del naturale, il miniaturista delle meraviglie del creato.
C'è come una domanda inespressa sottesa ad ogni frase musicale. Cos'è questo silenzio intorno, queste acque immobili che non dicono nulla del loro essere? E senza cadere nella retorica di una impossibile risposta, Cockburn si offre all'unica condizione che non generi frustazione o impotenza.

La meraviglia. E guarda, si incanta.

Eppure se fosse solo questo, la sua partecipazione sarebbe niente altro che un suggerimento. A portarci dentro la sua "estasi" c'è il tessuto strumentale. Una chitarra acustica limpidissima, accarezzata con un virtuosismo mai fine a se stesso, che compie un prodigio molto raro in campo artistico. Annulla la distanza fra "messaggio" e "mezzo". Ci adagia già nel centro della sostanza, vicino all'anima delle cose, al punto che diviene quasi sorprendente ricordarsi che sono sempre voce e strumento i protagonisti.

"Love Song", una linea melodica inconsueta, ad ampli intervalli, che pure trasmette un trasporto d'anima autentico ed intenso.
"One Day I Walk", una venatura pastorale e malinconica per una tenera filastrocca esistenziale.
La title track, il gioiello dell'album. La sospensione, le frasi chitarristiche di raccordo, il contesto freddo ed intimista.
"You Point To The Sky", ancora l'aria fresca non si è tolta dal viso.

E i brani finali, dove si intensifica anche la struttura compositiva. In particolare "Life Mistress", dove ad una strofa nel consueto stile evocativo, segue una sezione più mossa culminante in una parte strumentale che riconduce alla riesposizione.

Lentamente, e forse non senza una punta di rimpianto, Cockburn si allontanerà da questi contesti naturistici e dalle sue purissime odi al Creatore. Abbraccerà cause molto più calate nel sociale con punte di autentico fervore politico.
Eppure, anche nella sua produzione successiva,  pare a volte che quegli sguardi primigeni su paesaggi incontaminati siano ancora la condizione privilegiata per una comprensione più vera e profonda.

Un disco di cristalli questo, e come tale, da maneggiare col cuore.   

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