"Accident Of Birth" fu un autentico fulmine a ciel sereno, il classico colpo di coda che ti fa tornare ad impugnare saldamente il timone del tuo vascello dopo anni di tempesta.
Diciamoci le cose come stavano, a metà degli anni Novanta la carriera del caro Bruce sembrava ormai avviata verso un binario morto. Mollata la Vergine di Ferro dopo l'ennesimo, massacrante, tour, quello che ruotava intorno a "Fear Of The Dark" e del mastodontico Monsters of Rock '92 di Reggio Emilia, la Sirena Anti-aerea più nota dell'heavy metal aveva l'impellente necessità, dopo "solo" dodici anni alla corte di Steve Harris, di provare nuove strade.
"Tattooed Millionaire", pubblicato nel '90, e che, tra gli altri, vedeva la presenza alla sei corde del fido Janick Gers, era stato più un passatempo che altro, un puro diversivo per fuggire dalla solita routine album-tour-album degli Iron Maiden. E' solo con "Balls To Picasso", di quattro anni dopo, infatti, che le cose si iniziano a fare serie, visto che Eddie The Head è ormai un ricordo del passato e da quel momento in avanti sulle copertine ci sarebbe stato, molto spesso, direttamente il faccione del buon Bruce. Il disco, nonostante le buone recensioni, sembra però non riscuotere particolare interesse e stessa sorte capiterà al successivo "Skunkworks", tentativo di abbracciare sonorità più moderne (siamo del resto in piena era post-grunge e alternative metal) non troppo apprezzato nonostante i buoni spunti. Gli Skunkworks, tentativo di mettere in piedi un nuovo gruppo che potesse sposare le aspirazioni da solista di Dickinson, avevano avuto vita breve a causa di divergenze di vedute e si era preferito sciogliersi prima di guastare troppo i rapporti. A quel punto che fare?
Nonostante le intenzioni, la ricerca di sonorità nuove e lontane dal classico heavy metal che lo aveva portato ad essere uno dei portabandiera del genere non aveva dato i risultati sperati, paradossalmente proprio in anni in cui i suoi ex soci Iron Maiden vivevano stagioni di vacche magre e i fan chiedevano a gran voce un suo ritorno.
La soluzione, l'unica praticabile, verrebbe da dire, a questo punto fu quella di ritornare a quel suono che lo aveva reso celebre e a quelle coordinate stilistiche che gli avevano dato la possibilità di esprimersi al meglio.
Richiamata buona parte dei musicisti che avevano preso parte al secondo capitolo della sua carriera solista, quel "Balls To Picasso" del '94, Bruce ed il fidato Roy Z, chitarra e leader dei rocker latini Tribe Of Gypses, si siedono insieme ad un tavolo e pongono le basi per far ripartire una carriera che, negli ultimi anni, di soddisfazioni ne aveva date francamente pochine. A tutto ciò vanno poi aggiunti due fattori, non trascurabili, ovvero che quel tornado chiamato grunge, che anni prima aveva fatto apparire i pesi massimi dell'heavy metal come dei reperti bellici degli anni Ottanta, ormai si era trasformato in un leggero venticello e che una vecchia conoscenza del nostro Bruce aveva risposto di si alla sua richiesta di collaborare al suo nuovo disco, ovvero Mr. Adrian Smith. Gli accordi prevedevano la partecipazione a qualche pezzo, alla fine avrebbe suonato sull'intero album e durante tutto il tour: non male, come nuovo acquisto.
Il pubblico, stanco di mille sperimentazioni, torna ad interessarsi a sonorità più vicine al classico heavy, in Europa Helloween, Blind Guardian ed Hammerfall sono ormai onnipresenti a qualsiasi evento di peso ed il buon Bruce Dickinson ha già pronto sulla rampa di lancio un album che, a distanza di quasi vent'anni dalla pubblicazione, viene ancora oggi ricordato come uno dei suoi lavori migliori di sempre. Supportato da una formazione ben rodata, oltre che una coppia d'asce di assoluto spessore, "Accident Of Birth" risultò essere, con ogni probabilità, quanto di meglio fatto da Air Raid Siren dai tempi del magnifico "Seventh Son Of A Seventh Son".
"Freak" mette subito in chiaro che le sperimentazioni degli ultimi album sono solo un ricordo, qui c'è spazio solo per l'heavy metal nella sua forma migliore. L'ottima produzione, curata dallo stesso Roy Z, valorizza dei musicisti in stato di grazia, affiati e compatti. "Starchildren" conferma le ottime impressioni del brano precedente, mentre invece "Taking The Queen" che, dopo un inizio più soffuso, cresce di intensità, mostra perché Dickinson sia da sempre uno dei cantanti più apprezzati del settore. "Darkside Of Aquarius" sembra uscita da "Piece Of Mind", mentre "Road To Hell" e "The Magician", veloci e trascinanti, anticipano alcuni di quei brani che negli anni Duemila avrebbero contributo a ridonare una verginità artistica agli Iron Maiden dopo album non troppo convincenti. "Man Of Sorrows", impreziosita da un'interpretazione sentita e da violini e piano, è uno degli apici dell'intero disco, non a caso selezionata anche come singolo, mentre le conclusive "Omega" e "Arc Of Space" mostrano come, per fare metal, non si debba per forza spingere sull'acceleratore.
Grande cura, inoltre, viene riposta nei testi, che affrontano i temi più disparati, dal fantasy a vicende personali, oltre che nell'immagine di copertina, disegnata nientepopodimenoché da Derek Riggs, storico illustratore al quale i Maiden devono ancora oggi almeno parte del loro successo.
L'album, seguito da un grande tour, fece tornare Dickinson ai vertici, giusto in tempo per ricordare, a chi se ne fosse dimenticato, come quel power metal che ai tempi andava per la maggiore non fosse sbucato fuori dal nulla e c'era chi, quel genere diretta emanazione dell'heavy più classico, aveva contribuito a forgiarlo in vent'anni di onorata carriera. Le recensioni lusinghiere e l'ottimo riscontro di pubblico avrebbero aperto la strada non solo al successivo, ottimo, "Chemical Wedding" dell'anno dopo, che, sapientemente, riconfermava in toto la squadra di questo disco, ma avrebbero anche spinto un certo Steve Harris (e i suoi manager) a chiedersi se non era il caso di riallacciare i rapporti con il fuggiasco Bruce e, già che c'erano, con l'amico Adrian. Per parlare di "Chemical Wedding", però, e di ciò che ne sarebbe seguito, ci saranno sicuramente altre occasioni: per il momento rigustiamoci questo "Accident Of Birth" e un Bruce Dickinson sugli scudi come non mai.
- Bruce Dickinson, voce
- Adrian Smith, chitarra
- Roy Z, chitarra
- Eddie Casillas, basso
- Dave Ingraham, batteria
"Accident Of Birth":
- Freak
- Toltec 7 Arrival
- Starchildren
- Taking The Queen
- Darkside Of Aquarius
- Road To Hell
- Man Of Sorrows
- Accident Of Birth
- The Magician
- Welcome To The Pit
- Omega
- Arc Of Space
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