Voglio sbilanciarmi, sò che probabilmente esagererò, sbaglierò, ma lo devo fare: "Skunkworks" è uno degli album più interessanti della carriera solistica di Dickinson. Non è una presa di posizione la mia, ma voglio ribadire con tutto il cuore che non si può andare contro a un lavoro del genere.

"Skunkworks" non nasce come un semplice album, ma come un progetto vero e proprio, in cui vengono coinvolti alla chitarra Alex Dickson, al basso Chris Dale e alla batteria l'italiano Alessandro Elena (non è un caso che Bruce abbia composto una B-sides intitolata "I'm In A Band With An Italian Drummer"...). L'ex vocalist degli Iron Maiden voleva tentare di infondere un sound alla sua band che tagliasse totalmente i legami col suo passato musicale: canzoni dalla minima durata; assoli che non costituiscono un momento di virtuosismo di Dickson, ma facenti parte integrante della struttura dei singoli pezzi; testi ridotti a poche righe. Era palese ed ovvio che a tutti i Maideniani non sarebbe andata giù la cosa, facendo risultare così "Skunkworks" come un clamoroso flop commerciale. Ma certamente non sono le vendite a decretare la qualità di un buon album. Come è accaduto a "Chameleon" degli Helloween, ci troviamo di fronte a un album da riascoltare e da rivalutare.

Con questo album Dickinson sembra fondere in una commistione tutta personale Metal e Grunge/Indie, rendendo questo lavoro uno dei più originali della sua carriera solista. Si parte con una delle canzoni più leggere del disco, "Space Race", quasi un anticamera per le seguenti tracce: "Back From The Edge" ci butta subito nella mischia, con chitarre che si alternano creando un bellissimo effetto stereo e dando più suggestione alla canzone; "Inertia" invece è diretta, rabbiosa, un vero e proprio schiaffo in faccia; "Faith" è sicuramente la canzone più hard rock-oriented, con un riff graffiante e un assolo semplice ma che và a far parte perfettamente con l'anima della canzone. "Solar Confinment" è stupenda, a mio avviso la canzone migliore del disco: purtroppo il primo punto d'arresto lo subiamo con "Dreamstate" e "I Will Not Accept The Truth", probabilmente le meno originali e brillanti dell'intero lavoro di Dickinson. Tranquilli: "Inside The Machine", "Headswitch" e "Meltdown" ci fanno ancora una volta capire perchè quest'album è degno di lode! Veloci, non scontate, adrenaliniche: sembrano questi gli ingredienti principali per il concepimento delle canzoni di "Skunkworks". Concludono il nostro viaggio "Octavia", una semi-ballad molto orecchiabile, la potente "Innerspace" e "Strange Death In Paradise", che porta con sè alcuni echi del passato del vocalist, e risulta essere una delle canzoni più articolate dell'album.

Prendete in mano il cd. Mettetelo nello stereo o nel vostro walkman. Premete play e rigustatevelo, tenendo in mente che questo non è il solito Bruce, che questo non è ne "The Chemical Wedding", ne "Accident Of Birth", che questo non è il solito album Heavy Metal con un sound uguale ai Maiden: questo è il primo e ultimo lavoro degli "Skunkworks", progetto nato e morto nel 1996. L'abbiamo ucciso noi ascoltatori. Lunga vita agli Skunkworks.

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